Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.

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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

sabato 28 maggio 2016

Il Miracleman di Gaiman

Quando Alan Moore tanti anni fa scrisse il finale di Miracle Man, scrisse un epilogo perfetto.
Non saprei davvero dire come i lettori vissero quelle pagine, anni in cui sembrava che i Supereroi non avessero molto altro di nuovo da dire.
Il sogno di un volo poteva indurre nell'errore di avere tra le mani l' ennesimo albo d gente in calzamaglia, ma poi, nel corso dei mesi, pochi mesi, si resero tutti conto, che era un prodotto assolutamente diverso al resto delle pubblicazioni, per approfondire questo discorso, leggete QUI.
L' approccio al genere, la rielaborazione di temi classici della fantascienza come la vita aliena, il ricercato registro lessicale, ogni numero era superiore alla media locale statunitense, tanto che ad un certo punto la Ecplipse lo scrisse in copertina come strillone pubblicitario, che il fumetto conteneva un linguaggio più evoluto e maturo.
Ma in Miracleman, evoluzione è stata la parola chiave.


E' la cerimonia del passaggio da supereroe a superessere, è la storia della presa di coscienza di un individuo creato in vitro, che lentamente realizza la portata del suo potenziale.
Prende coscienza di cosa può fare di concreto per il formicaio in  cui si è risvegliato.
E' Acciaio, in una stanza piena di statue di vetro.

In Olimpo l'autore inglese, si chiese per davvero cosa avrebbe potuto fare Superman per la Terra, che non fosse sventare minacce supercriminali, rapine in banca,  o salvare gattini dagli alberi. 
O altre azioni buone per la lettura di evasione, come impedire che Lois scoprisse la sua identità, vero leitmotiv della cosiddetta Silver Age.


Miracleman cambia la vita sulla Terra, stravolge il modus vivendi dei terrestri, scalza i governi dai loro palazzi, vanifica il sistema economico monetario, impone una nuova utopia e se ne fa custode e gerente dall'alto del suo palazzo fantastico eretto sopra le rovine della Londra devastata dalla follia di Kid Miracleman.
Fedele alle sue idee sulla serialità del fumetto, Moore concepì Olimpo in modo che tutte le trame trovassero una risoluzione, ecco perchè le aspettative per il ciclo seguente, di Gaiman erano un misto di scetticismo e curiosità.

 Scetticismo e curiosità. 

Moore ci ha scosso e rivoltati ben bene durante il suo ciclo revisionista, quando in Italia è arrivato The Golden Age di Gaiman e Buckingham, tutti ci chiedevamo di cosa avrebbe potuto parlare Gaiman, per tenere alta l'appetibilità dei libri precedenti, e per quale motivo questo ciclo fosse altrettanto importante e celebrato dalla critica del settore.

"Rivolete i lupi?"

Ma i dubbi si basavano sulle letture delle storie dell'ultimo Gaiman, un esempio tra tanti, il deludente Sandman Overture, quello della Golden Age Eclipse era la giovane bomba creativa, della british invasion, il Neil Gaiman di Miracleman è lo scrittore degli anni '90, che da un anno sta facendo sognare i lettori americani con il suo Sandman, ed i primi cicli di Sandman sono arte pura.
In quegli anni, si può dire che Gaiman, è una bomba appena sganciata su suolo statunitense, un autore geniale, capace di lasciare il lettori a bocca aperta sia stilando lunghi arc che storie brevi.
Ed è con una storia breve che fa intendere a Moore e a quelli della Eclipse di essere entrato nella giusta sintonia con l'opera del Bardo.
Nella miniserie Total Eclipse, compare la storia breve Screaming (contenuta nel numero 5 dell'edizione Panini del mese scorso), che permette allo scrittore di Sandman, insieme con l'ispirato ed eclettico Buckingham di prendere le redini della serie con il numero #17, con un nuovo libro chiamato appunto The Golden Age.
The golden Age sono una serie di racconti brevi in cui sostanzialmente si descrive l' utopia creata da Miracleman dopo la trageda di Londra.

E' un fumetto di Miracleman senza Miracleman.
E' un fumetto che parla dell'impatto dei prodigi di Miracleman sulla gente.
E' un capolavoro che non ha nulla che invidiare in termini di appetibilità a nessuno, nemmeno all' opera del Bardo (e per dirlo io che sono un talebardo).
Senza spoilerare nulla per quelli che ancora non l'hanno letta, sommmersi dalle pile di arretrati da smaltire, Gaiman attraverso una serie di storie brevi descrive l'impatto dell' arrivo dei superesseri, immaginate come semi, i vari spunti dell'epilogo di Olimpo Moore.
Gaiman li sviluppa perfettamente dando corposità alle idee utopistiche del Mago di Northhampton:
Spy Story, Il Racconto di Winter, la storia dedicata a Gargunza, la chicca del retaggio pseudo nichilistico dei Bates, questo solo per spendere lodi ai testi ed alle storie, senza soffermarsi sulel tavole di Buckingham che adotta diversi stili grafici quale che sia la storia che racconta.
L'augurio è che Gaiman si decida in fretta a scrivere l'epilogo della Silver Age che promette un approccio più classico per il genere in calzamaglia, ipotesi fatta leggendo la storia breve in appendice chiamata Recupero, nella quale Miracleman continua le sue incursioni nel subspazio, quel limbo dove ha dormito per decenni mentre Moran dimenticava il suo alter ego.
E che panini la porti presti in edicola con questo formato.
Forse Miracleman, è l'unica testata della casa emiliana con un apparato redazionale veramente professionale, probabilmente perchè piacevolmente esonerato dai messaggi promozionali d'obbligo nelle testate marvel da battaglia.
Il futuro, quale che sia per il nostro Dio, ci interessa poco, non abbiamo curiosità di vedere in che modo i capoccia marvel inseriranno nel loro scadente universo sempre più povero di idee un capolavoro come Miracleman, quello che ci preme è leggere integralmente l'opera originale, magari (ma qui sognamo ad occhi aperti) anche una ristampa dei volumi chiamati Apocrypha.
Il resto, di quello che la Marvel vuole fare con ciò che ha comprato in tribunale, in tutta onestà ci frega davvero poco.
Baci ai pupi e recuperate Miracleman.

martedì 24 maggio 2016

Il cappotto

Voi conoscete Francesco Paciaroni?
E' un fumettista italiano.
Beh è editorialmente parlando, che è un aspirante fumettista, ma in pratica è un fumettista a tutti gli effetti, uno che dedica al suo sogno, ossia quello di raccontare storie per immagini, tutto il tempo e le energie che può.
Solo per questo merita rispetto.
Forse fumettisticamente parlando si deve ancora evolvere sul lato grafico, ma nemmeno evolvere, magari solo ripulirsi, prendersi più tempo nell'illustrazione, ma anche questo come commento lascia il tempo che trova, magari deve ripulire le tavole secondo me, ma magari ai suoi occhi e agli occhi di gente che già lo segue da parecchio va benissimo così.
Io ho visto alcuni suoi lavori, e posso dire dall'alto della mia ignoranza che graficamente migliora mese depo mese.
Parlo sempre di matite, per quel che concerne i testi invece, scopro che il buon Pacio è già messo bene.
Anche a contenuti non scherza.
Paciaroni è tra i miei contatti facebook, era anche nel gruppo facebook che richiama al blog, ma poi ne è uscito.
Non abbiamo mai chiarito la faccenda, ma credo di conoscere i motivi per cui abbia disertato.
Non deve essere semplice interagire in un contesto in cui l' admin è sempre pronto ad affossare qualsiasi iniziativa italiana.
Perchè in buona pace è quello che faccio io, demolisco a priori il comparto fumettisco italiano, definendolo amatoriale e ovviamente, per amatoriale intendo il contrario di professionale, dico amatoriale ma in realtà sto dicendo, inadeguato, sbagliato, superfluo, inutile.
Con il giusto paio di occhi, che indosso sempre meno, so perfettamente perchè il buon Paciaroni ha lasciato perdere Fumettopenia.
Se fossi qualcuno con un sogno, lo avrei fatto anche io, avrei lasciato perdere, blog e gruppo.
A quale autore emergente serve uno che ti dice che il fumetto italiano è una nauseante discarica a cielo aperto?
Fa strocere il naso, anche agli addetti ai lavori già affermati, pensa uno che vuole arrivare.
Poi oggi in posta mi è arrivato un suo fumetto, del tutto inaspettatamente, mi è arrivata una sua autoproduzione, credo sia la prima da solo, in cui cura sia sceneggiatura che disegni: Il cappotto.
Un' autoproduzione.
Avete idea del coraggio ci vuole per fare un autoproduzione?
A me per esempio manca.
Già anche solo esporre il fianco a stronzi come me....io non lo farei mai.
Te credo che ad un certo punto non ha più sopportato i miei sermoni demolitivi, fossero tutti come me, allora la gente dovrebbe leggere solo Moore e Morrison, fino alla nausea.
Badate bene, per me sarebbe la proverbiale utopia, a patto che l'apprezzaste, ma mi rendo conto che non può essere così.
E quindi mi oggi mi sono letto questa storia breve del buon Francesco Paciaroni, e devo dire che il tizio sa dosare bene gli ingredienti.
Mica è semplice scrivere una storia breve, hai un ridotto numero di pagine e devi spingere il lettore ad appassionarsi ed incuriosirsi, e nel medesimo esiguo numero di tavole devi raccontare una storia, con un inizio ed una fine, possibilmente appetibile.
Bendis in dodici numeri non c'entra manco mezzo di questi obiettivi.
Tanto per non venire meno alla mia fama di cagacazzi.
Il capotto invece fa tutto questo.
Ma non chiedetemi come leggerlo, non vi saprei dire, io ero in giardino che aspettavo due pacchi stamane: Starman Play Press 1-7 e Outcast 1-12 dal Canada (Outcasts della DC, però, Kirkman ve lo lascio a voi lettori del popolino, più che volentieri), e mi ritrovo il postino che mi consegna un piego libri che non aspettavo.
Ma a fine pezzo vi lascerò i contatti che ha messo in terza di copertina, del suo albo autoprodotto, e vi prego di immaginarmi dire il suo albo autoprodotto, come Leonida direbbe: Questa è Sparta.
Con voce maschia, massiccia e aggressiva.
Il Cappotto è una storia amara: il mondo è ridotto ad un bacino di guadagno dei peggiori mali della società contemporanea, incarnati in demoni e mostri dell'iimaginario collettivo, si ritrovano alla riunione di  bilancio annuale.
E qui che si sviluppa la storia, una tenebra nichilista nella quale solo per un attimo balugina  nell' ambiente opprimente, attravwerso la trama di un semplice indumento come un cappotto, che il Paciaroni spoglia delle connotazioni modaiole, e lo riduce ad un capo con la sua funzione originale: scaldare.
Scaldare cosa? Corpo? Anima? Cuore? Fate voi, decidete voi a fine lettura, magari tutte e tre le cose.
Bravo Paciaroni bello schiaffone morale che hai dato ai miei assolutismi, continua così.
Baci ai pupi a tutti gli altri.

Uh....che testa che c'ho, quasi dimenticavo: f.paciaroni@gmail.com
E megliodiunmortoincasa.com

Contattateli e concedetevi un' alternativa a Quando c'era LVI o Supergay.
Anzi poi trovatemi qualcuno, in Italia che in seconda di copertina cita Virginia Woolf.

Ribaci ai pupi.

sabato 7 maggio 2016

Beowulf

Salve ragazzi come va?
Nel gruppo Facebook il Fumettopenia World Cup 2 si sta rivelando una mezza delusione, sembra che tra le letture più meritevoli dal 2000 al 2015 figuri addirittura il Daredevil di B. M. Bendis. Pensa te come sta a pezzi il lettore medio in Italia per confondere una minestra riscaldata, con un piatto di alta cucina.

La premessa era per scusarmi per la latitanza, ma il tempo da dedicare al blog è sempre meno, e le letture sempre troppe. Ho in mente un mega post, anche abbastanza divertente, ma finchè non riparo il portatile che è giù in sala lettura non posso nemmeno cominciarlo: oggi come nel prossimo post, che butterò giù magari nel fine settimana, parleremo di due pubblicazioni della Tunuè, gli stessi signori de Il gioco dell'oca, che ho letto in questi giorni: Beowulf e Cernobil, il primo già presente all'ultimo Comicon napoletano, il secondo credo sia quasi fresco di stampa, due volumi che si sono rivelate delle bellissime scoperte.


Della leggenda di Beowulf, non sapevo praticamente nulla, se non che secoli fa ci fecero un film, ma non l'ho mai visto, quindi mi sono dovuto documentare prima di venire qui in piattaforma ad espormi con voi criticoni: Beowulf è un poema epico di cui non si conosce l'autore, risalente all' VIII secolo, giunto fino ai nostri giorni, nelle pagine del Cotton Vitellius (Codice Nowell) conservato alla British Library.
Il poema narra le gesta del poderoso giovane Beowulf, che giunge sulle coste Danesi per aiutare Re Hrothgar ed ilsuo popolo tormentato da anni dalla piaga di Grendel, un mostro che nel poema non è mai descritto nella sua interezza della sua bestialità, dettaglio di cui David Rubin fa tesoro, visto che arricchisce le tavole con riquadri dei particolari del terribile mostro, per il quale sono più che convinto, si sia ispirato non poco al bestiario di HP Lovecraft.
Senza proseguire oltre nella rivelazione della trama, concentriamoci sulla rivisistazione dei due autori spagnoli.
Rubin piega il tempo nello spazio di una tavola
Il Beowulf di Garcia e Rubin è essenzialmente una esperienza visiva, la cui appetibilità raddoppia quando ti documenti sul poema, riproposto sotto forma di fumetto con una fedeltà che si concede ben pochi slanci di protagonismo, l'aspetto più bello cmq di Beowulf è quello grafico, e non solo stilistico, Rubin è bravissimo anche nella tecnica.
Riesce a far coesistere sulla stessa tavola due differenti timeline, con un risultato narrativo davvero appagante, nelle prime pagine di lettura infatti si assiste contemporaneamente alla nascita ed alla caduta del Cervo (Herot), il palazzo reale voluto da Re Hrothgar come testimonianza della grandezza del suo regno.


Davvero impressionante il lavoro di Rubin, quell' abuso di rosso vi porterà quasi a sentire quel pungente odore ferroso del sangue, l'invisibile telecamera sulla punta della sua matita, non ha limiti, grandi spazi, primi piani, sezioni e dettagli, ogni inquadratura cattura la lettura e la lascia prigioniera delle pagine.
Ma David  Rubin era già noto in casa Fumettopenia, è che in casa fumettopenia purtroppo,  abbiamo poca memoria per i nomi degli autori, tantissime volte non e ne abbiamo nessun rispetto, ma  Dove nessuno può arrivare, lo avevamo letto tanti anni fa, aveva già fatto vibrare un considerevole numero di corde per lasciarci indifferente, se non è esaurito, io vi consiglierei di aggiungere al carrello anche questa tenerissima storia d'amore. Magari mi ringrazierete.

Dubito che l'immaginario di Lovecraft non nabbia contribuito alla creazione di Grendel

La prima lettura durerà pochissimo, ma Beowulf non vi lascerà andare subito: Grendel e sua madre , i carnefici di centinaia si Danesi, vi ammalieranno con le loro mostruose forme, al punto che prima di riporlo via, Beowulf esigerà vari tributi in termini di tempo.
E' la colpa sarà di Rubin, la sua arte da uan sorta di dipendenza, quelle tavole le guarderete e le riguarderete, per saccheggiarle di quanti più possibili segreti, a me è successo esattamente questo.

Un aspetto essenziale per l'appetibilità di un fumetto in questi tempi di piattume inveterato.
Non sono un libraio quindi non mi pronuncio sulla fattura del volume, è un cartonato, ma dubito che tra qualche anno, se lo riaprirò le pagine esploderanno sul tavolo, come un volume Play Press, quindi tutto sommato direi che va bene.
Insomma spostate una somma del Budget mensile per questo volume, prima che cada nel dimenticatoio italiano, mentre ci si gasa sempre pe le solite insipide cose, merita per davvero.
A volte non è affato male guardare anche i cataloghi di quelle casa che non sono continuamente lì a pavoneggiarsi del nulla spinto, su mille social network.
Baci ai pupi.