Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

venerdì 24 ottobre 2014

Miracleman ed i suoi contemporanei

Chi non sta prendendo Miracleman, in edicola da otto mesi, è bene che sappia che si sta privando della migliore pubblicazione attualmente in circolazione.
Vi parlai abbondantemente di Miracleman, un pò di tempo fa, tentando di fare luce sulla sua leggenda e sulle sue origini, e sul motivo per cui, una pietra miliare come questa serie, fosse stata assente sugli scaffali delle fumetterie per tanti anni: http://fumettopenia.blogspot.it/2014/01/il-ritorno-di-miracleman.html.
Oggi alla fine del secondo libro, dopo otto meravigliosi numeri di pubblicazione italiana, sono qui per ribadire l'ovvio, ovvero che la serie di Moore, pubblicata per la prima volta su Warrior #01 nel 1982, che è stata inedita per tanti anni a causa di una lunga serie di battaglie legali, quindi per circa 32 anni, è veramente la madre del fumetto supereroistico moderno, il punto d'origine, l'alpha del decostruzionismo delle calzamaglie.
 L'esercizio stilistico di un autore nato grande, che col tempo è diventato gigante, segnando inevitabilmente la storia evolutiva del fumetto, con le orme delle sue inimitabili creazioni, che con ogni serie ha scavalcato a grandi passi i limiti imposti al media fumetto dall' incapacità e dall'inettitudine di gran parte dei suoi sedicenti colleghi.
Oggi non sono qui per ripetervi quello che vi ho già detto alcuni mesi fa, nell'altro articolo, sono qui per condividere con voi, alcuni passaggi tratti dall'ultimo numero, che segnano i lettori e che annunciano la visione di Moore del metaumano  assolutamente avveniristica ed innovativa.
Facciamo una pausa. 
E saliamo sulla macchina del tempo per recarci in quegli anni, e vediamo cosa leggevano i nostri antenati,  provando ad immaginare l'impatto che ebbe questa serie sui lettori inglesi prima, e su quelli americani poi.

Su Justice League of America #200, di Conway e Perez, i più rappresentativi eroi DC, si scatenavano in una lotta intestina pilotata dai malvagi Apellaxiani.
Sul #207 invece la Lega di Terra-1 e la Società della Giustizia di Terra-2, si scontrano per l'ennesima volta, con il temibile Sindacato del Crimine di Terra-3, nella periodica Crisis - stavolta On Earth Prime
Su New Teen Titans #21 di Wolfman e Perez, i titani dovevano tenere testa ai machiavellici piani di Fratello Sangue.
Su Spiderman #229, Roger Stern faceva scontrare l'arrampicamuri con il Fenomeno.
Marvel e DC concepivano un nuovo Team-up, facendo incontrare le galline dalle uova d'oro dei due colossi a  quel tempo, i New Teen Titans e gli X-Men, in una lunga storia scritta dal prolifico Claremont e disegnata dall'ottimo Walter Simonson, in cui Mutanti e giovani supereroi devono vedersela con le macchinazioni di Darkseid.
L'incredibile Hulk di Bill Mantlo e Sal Buscema, sul #271 di ritrovava al fianco di Rocket Racoon a vivere un avventura improbabile su Halfworld.
Gruenwald, Mantlo e Steven Grant, disegnati da un giovanissimo Romita Jr, trascinavano la Marvel, nella sacra rota del mega-evento con il primo numero di Contest of Champion.
Gli  Incredibili X-Men sul numero #153 (Claremont e Cockrum) vivevano l'incredibile avventura nel Califfato di Nhu Yorkh, sulla Terra-5311, uno spunto narrativo che lo stesso disegnatore riprenderà 4 anni dopo nella generosa miniserie Nightcrawler, scritta e disegnata appunto dal buon Dave.
Bob Layton, spediva Ercole nello spazio nella sua miniserie Hercules, che esiliato dal padre degli Dei, Zeus, vagava per gli immensi e i gelidi vuoti siderali accompagnato dal metodico Registratore (in originale Scansman), alla ricerca della latitante maturità che la sua condizione di Dio avrebbe dovuto comportare.
I Fantastici Quattro di J. Byrne, venivano arruolati in modo coatto dal Dottor Destino per la riconquista di Latveria, nella famosissima "This land is mine!" (Fantastic Four #247).
In casa DC, arrivava Firestorm l'uomo nucleare scritto da Conway e disegnato da un giovanissimo Pat Broderick.
Insomma escludendo l'innovativo Daredevil di Frank Miller, che con la sua arte stava rivoluzionando le geometrie delle tavole,  e che proprio in quell'anno nel numero #181, lasciava morire la Ninja Elektra accoltellata dallo spietato Bullseye, o l'innovativa miniserie di 12 numeri firmata da Mike W. Barr e Brian Bolland, Camelot 3000, uno dei primi fumetti ad esplorare il concetto di omosessualità, che sconcertò non pochi giovani lettori, come potete avere intuito, non c'era molto altro di rivoluzionario nel mondo del fumetto in mutandoni.
Il mondo dei comics di quell'anno pur vantando pubblicazioni destinate a diventare dei classici come gli X-Men di Claremont (in quei mesi di nuovo alle prese con una missione stellare stavolta contro la temibile Covata) o i Fantastici Quattro di Byrne, o ancora i freschissimi New Teen Titans di Wolfman e Perez era un mondo di avventure conformate, alcune belle, si ma nessuna in grado di scioccare veramente il lettore.
In questa potenza risiede il successo del Marvelman/Miracleman di Alan Moore. (Lo scrittore originale). La decostruzione del concetto di superessere che spadroneggiava nelle serie regolari, è assoluta ed indelebile, Moore riscrive le regole del fumetto supereroistico, introducendo gli elementi classici di questo genere in un contesto iperealista, regalando ai lettori di quegli anni una visione assolutamente originale del concetto di supereroe e superpotere. Inserito in un mondo realistico.
Nell'ultimo numero in uscita questo mese, questo processo  è assoluto, il divario dalla produzione di fumetti parallela è incolmabile, il modo in cui il superuomo è creato, è controllato, è temuto, è disarmante, e la ribellione di quest'ultimo, la lotta semplicemente impari tra Miracleman ed i servizi segreti britannici prima, e Gargunza ed i suoi lacchè dopo, è inconcepibile per il lettore di quell'epoca.
L'ultimo albo che chiude anche il secondo libro, è ancora più bello del primo, prendete la distruzione e la ricostruzione del concetto del superanimale, così in voga negli anni '50, in Miracleman è ridotto come il superuomo del resto ad arma, concepita e creata per scopi bellici,.
 L'albo ha una geometria paragonabile giusto a quella di un diamante, è diviso un due parti, con il centro della scena equamente distribuito tra l'uomo, Moran ed il Superuomo Miracleman.
Entrambi protagonisti di azioni inconcepibili per i vari Byrne, Shooter, Conway, Wolfman ecc. ecc.
Ma la rivoluzione non si ferma qui, la ricercata prosa delle sue sceneggiature, sono fuori scala anche nella produzione contemporanea di comics, le parole imprigionate nelle didascalie, sono potenti forti ed ipnotiche, Moore descrive magnificamente la fragilità di Micky Moran ed altrettanto magnificamente descrive l'aliena superiorità di Miracleman, l'epilogo della Sindrome del Re Rosso, con la risoluzione dello scontro tra Miracleman ed il suo creatore Gargunza, è l'ennesima grande prova di questo autore, che fa dei dettagli la sua arma di seduzione. Insomma per arginare questo fiume di parole che mi scorre in testa da quando ho chiuso l'albo, non posso fare altro che ribadire, semmai tra voi ci sia qualcuno ancora ignaro di questo immenso capolavoro, di recuperare tutti i numeri di Miracleman finora usciti, trovarsi un posto comodo e silenzioso e leggere un capitolo fondamentale dell' evoluzione del fumetto.
Baci ai pupi.

martedì 21 ottobre 2014

Loki Agente di Asgard

Torna E. Ribic dopo la parentesi di Ron Garney e del talentuoso Das Pastoras, per gli amici Julio Martinez Perez, con un nuovo story-arc, in cui il Dio del tuono ritorna al suo ruolo di protettore della terra, per difendere Midgard dai suoi nemici più temibili, gli umani.
Per Gli ultimi giorni di Midgard, Jason Aaron sembra ispirarsi all' Ultimate Thor di Mark Millar, il Dio del Tuono ecologista, in prima linea contro le multinazionali con poco rispetto dell'ambiente e della terra.
In casa Marvel, il nemico più idoneo da mettere di fronte all'asgardiano, in un contesto del genere è ovviamente la neo-rinata Roxxon. Da sempre polo industriale dalle discutibili iniziative, con le mani in pasta in molti affari non proprio legali.
Per quanto epico sia il buon Ribic nell'illustrare il dio del tuono, l' arc NOW sul quale nutrivo enormi aspettative -tanto che ero quasi deciso a recuperarla con la serie di cartonati previsti da dicembre- non mi ha esaltato più di tanto.
Premetto che sono a digiuno di Marvel (Now) da ormai parecchio tempo, ed il numero 17 di Thor Dio del
Tuono,  ha suscitato la mia curiosità solo per via del disegnatore. Eppure l'impostazione della storia non mi ha colpito come speravo, nel chiudere l'albo, da buon complottista, mi sono reso conto di ricordare solo le cose sgradevoli, e di non avere per nulla assimilato niente della trama.
Nemmeno due pagine e mi imbatto nel character di Phil Coulson, personaggio nato in seno all'universo cinematografico  Marvel-Disney, e trascinato a forza nella continuity della Marvel a fumetti, senza dimenticare i ruoli nel piccolo schermo, come la miniserie dedicata allo Shield, o i cartoni di Spiderman.
E' decisamente presto per dare un voto a questo nuovo arc, che mi par di capire, come quello iniziale (abbandonato al numero due per via dei comprimari), si dipani su due diversi piani temporali, il presente, ed un futuro molto remoto in cui Thor è il Re di un mondo arido. Al di là delle tavole di Ribic, incantevoli come sempre, l'unica cosa stuzzicante dell'albo è la svolta ecologista delle gesta del tonante, una "novità" credo portata sul mercato, come detto, già da Mark Millar nei suoi indimenticabilti The Ultimates illustrati da B. Hitch. Se la disney si percepisce nella storia di Thor, in Loki Agent of Asgard, vi prende letteralmente a pizze in faccia.
Il giovane Loki apparentemente redento di questa miniserie è un chiaro omaggio al personaggio cinematografico, mentre corre lungo la parete del palazzo dei vendicatori, il dio dell'inganno scompare quasi per intero, con l'esclusione del suo sorriso, un chiaro rimando a Tom Hiddleston, l'attore che presta il suo appariscente sorriso al personaggio di Loki in Avengers e le pellicole di Thor. Fosse solo quello, anche l'unica battuta di Hulk è presa dalla pellicola di Whedon.
Insomma l'intero primo numero di questo audace nuova serie è decisamente deludente, salvando alcune didascalie, l'impostazione dei dialoghi di Al Ewing, ha un non so chè di estremamente irritante, che ti fa sentire semplicemente fuori luogo con un fumetto del genere in mano.
Il target di queste letture è palesemente spostato verso menti più giovani.
I disegni di Garbett non meritano ne infamie ma nemmeno lodi, le tavole sono quelle che ti aspetteresti per un blockbuster, qualcosa che ti occupa dieci minuti della tuo tempo e che dimentichi per il resto della giornata, e per amor di dio, non mi parlate di sperimentazioni, perchè qui non si sperimenta un bel niente.
Morale, l'entusiamo per questo albo, ed il relativo recupero delle vecchie storie in cartonati, si è sciolto come
neve al sole, esattamente dopo 15 minuti aver comprato lo spillato panini, il tempo ch eci ho messo a leggerlo al bar seduto al tavolino sorseggiando un the al limone.
Invidio davvero tanto chi ancora riesce a godersi queste letture.
Escludendo Ribic, ho detestato praticamente tutto di questo mio ultimo acquisto, dalle storie alle pubblicità, presenti nella testata panini....davvero tra voi c'è chi compra animal variant o pelouche variant?
Non ci siamo proprio gente.
Scusa per i refusi, scappo al lavoro.
Baci ai pupi.