Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

giovedì 8 maggio 2014

Il Dante di Go Nagai



La prima volta che mi imbattei nella Divina Commedia, avrò avuto una decina d’anni, tanto piccolo che nemmeno sapevo leggerne nel modo giusto l’elegante rima in volgo fiorentino. Il colpo di fulmine scattò per le illustrazioni di Gustave Dorè.
Successe nella casa dei miei zii, e da quel giorno tutte le volte che andavamo a fargli visita, facevo sempre la stessa cosa, me ne andavo in uno di quei salotti tipici delle case degli anni ’80, quelli con due poltrone rivestite con una fodera di velluto dalle tinte scure nei due angoli di un lato, il divano a tre posti posizionato lungo la parete opposta, e la piccola libreria lungo la parete di lato, rivestita con una carta da parati con un qualche motivo floreale, mi avvicinavo alla libreria, anch’essa tipicamente anni ’80, con i tre volumi della bibbia, generalmente mai aperti, l’enciclopedia  I mondi dell’uomo, quella in dieci tomi suddivisa per argomenti, che gli attempati tra voi, conoscono sicuramente, e prendevo i due volumi dell’inferno, qualche volta anche il purgatorio, ma il più delle volte prendevo i due tomi infernali, mi stendevo a pancia in giù sul tappeto polveroso e divoravo con gli occhi quelle illustrazioni così inquietanti, tanto diverse dai Topolino o dai numeri del corriere dei piccoli che mio padre non mi faceva mai mancare in casa.
Al di là del fascino dato dal fatto che ero certo stessi guardando qualcosa che mi sarebbe stato proibito, se in casa se ne fossero accorti, ero rapito da quelle tavole, in cui c’erano queste povere anime passarne di tutti i colori in quei gironi, che pareva  sprofondassero fino al centro della terra, il fascino del terrore presumo.
Escludendo la parentesi in cui te la fanno conoscere a scuola controvoglia, sono tornato ad interessarmi alla Divina Commedia di Dante Alighieri, alla fine degli anni ’90, quando ormai vivevo già a Roma, in una libreria di libri usati comprai una vecchia edizione de La Nuova Italia a cura di Natalino Sapegno, e la lessi tutta. Stavolta l’amore sbocciò anche senza l’aiuto delle litografie del Dorè, quell’ edizione che ancora conservo gelosamente, si accompagnava con delle riproduzioni delle Xilografie tratte dall’edizione della Commedia pubblicata da Bernardino Benalio e Matthio da Parma nel 1491. Avrete capito che oggi, l’improvvisa svolta letterata del blog è dovuta al fatto che  parleremo dell’ adattamento del maestro mangana Go Nagai, della Divina commedia, che di recente è tornata sugli scaffali delle fumetterie per mano della JPop in seno all’iniziativa Go Nagai Collection, i tre tankobon dedicati all’opera di Dante vanno ad aggiungersi alle ristampe delle più famose produzioni dell’autore giapponese, il creatore di Mazinger, Grendzinger e Devilman, tra le altre cose,  per intenderci, l’uomo che negli anni ’70 rivoluzionò il concetto dei robottoni mettendo il pilota umano nella testa dei robot.
Dante Shinkyoku, questo è il nome dell’opera in Giappone, fu edita dalla Kodansha nel 1997, è un fedele adattamento dell’opera di Dante Alighieri, che si rifà nella sua fattura grafica alle famose litografie di cui vi parlavo più su, ossia quelle dell’illustratore francese Gustave Dorè, le cui litografie furono pubblicate per la prima volta in Italia nel 1868, nell’edizione della Commedia dell’editore milanese Sonzogno.
 Ha avuto una prima edizione italiana per mano della Dynamic nel 2006. (Stampati in Taiwan e venduti ad 8,30 l’uno), l’edizione della JPop, si vocifera, per le fumetterie aderenti dovrebbe anche rilasciare un cofanetto con l’uscita dell’ultimo numero prevista per la fine del mese di giugno.
Il prezzo dei Tankobon della filiale delle edizioni BD specializzata in fumetti dal sol levante, è di 8,50€ per volume, come l’originale e la prima edizione Italiana è composta di tre uscite, le prime due dedicate all’ Inferno, e l’ultima dedicata all’ascesa di Dante al Paradiso attraverso la scalata del monte del Purgatorio.
L’appetibilità di questa opera è data da  quanto siate degli amanti dell’opera del Dante, personalmente io adoro il poema del sommo poeta, l’ho letto e riletto almeno, sia integralmente che nei passaggi che amo.
Trovo superfluo dirvi alcunché sulla trama che dovreste sapere a menadito, chi non l’ha mai letta, beh non voglio dire che dovrebbe vergognarsi, ormai mi sono affezionato a tutti voi, però da amico vi dico, che chi non l’ha mai letta o peggio non ha mai sentito l’esigenza di documentarsi su un’opera che il mondo intero ci invidia, dovrebbe sentirsi un attimo profondamente ignorante.

La Divina Commedia fu scritta tra il 1304 ed il 1321,  e ritenuta oltre che l’opera maggiore del poeta fiorentino, la più importante opera della letteratura mondiale di tutti i tempi.
E vi prego si soffermarvi su quello che ho appena detto: Mondiale e Di tutti i tempi.
Se questo non vi fa saltare qualche battito, non so cosa ci vuole per destarvi.
In pratica è un viaggio allegorico che compie il poeta stesso attraverso i tre regni dell’oltretomba, un pellegrinaggio che parte dalla Selva Oscura, e si conclude al cospetto della santissima Trinità.
L’adattamento di Go Nagai deve essere intesa come una celebrazione, un omaggio all’opera, d’altronde il mangaka, aveva già  dichiarato in più occasioni che la Divina Commedia era stata fonte di ispirazione per il suo Devilman, non è il caso ricordarvi che il primo esperimento di Go Nagai con un plot demoniaco è un manga del 1971 intitolato guarda il caso Mao Dante.
Ho trovato i primi due numeri  estremamente fedeli al testo orignale, deliziosamente infettati dallo stile nipponico dell’autore, vedere il sommo Dante con le caratteristiche goccine di sudore giapponese che imperlano il suo fiero viso fiorentino, dovrebbe strapparvi qualche vago gemito di piacere, come anche vederlo circondato delle classiche linee cinetiche.
Insomma quello analitico  è sicuramente un modo interessante di approntarsi alla lettura di questo manga, che ripeto non elabora nessuna variazione sul tema, una delle cose che ho trovato appetibilissime, sono gli approfondimenti che il creatore di Devilman dissemina nell’opera, in concomitanza di quei momenti in cui il poeta incontra personaggi importanti della vite medioevale e non. Ho trovato questa accortezza oltre che squisitamente ossequiosa verso l’opera originale, anche estremamente utile al lettore stesso. 


Lo stile adottato da Go Nagai prevede un massiccio uso di retini, e tratteggi, soluzione grafica che non fa che rimandare chi legge all’opera litografica di Gustave Dorè, anzi questa geniale impostazione grafica, impreziosisce il manga specie e soprattutto agli occhi di quelli che come me hanno imparato ad amare la Commedia anche grazie al disegnatore francese. Per dirvela tutta, Go Nagai riesce così bene nel riprendere il tratto grafico del Dorè che il suo manga sembra racconti tutto quello che accade tra una litografia e l’altra.
La macabra location infernale, ben si sposa con lo stile Horror Splatter di Go Nagai, del quale mi voglio augurare abbiate già letto almeno il suo Devilman.
Senza tediarvi troppo, volevo appiopparvi uno sproloquio allucinante sull’opera originale, ma ve la risparmio, mi congedo raccomandando la lettura di questa celebrazione della Divina Commedia, ma del resto io raccomando tutto quello che celebri la Divina Commedia, dal cofanetto di DVD in cui è letta dall’immenso Vittorio Gassman, agli adattamenti disneyani come L’inferno di Topolino di Guido Martina, che ha il pregio di essere il primo fumetti disneyano interamente prodotto da un autore italiano, passando a L’inferno di Paperino di Giulio Chierchini.
Bene, lasciate ogni speranza o voi che entrate.
E ovviamente, baci ai pupi.

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