Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.

I tag non bastano? Allora cerca qui


Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

lunedì 27 gennaio 2014

Pietro Battaglia



Ma io, perchè vi sto a sentire? Vi lasciavo perdere e risparmiavo queste 3,90€, anzi le investivo nei recuperi che mi stanno occupando il tempo in questi giorni, la run di Hickman sugli F4, o gli X-men della Star Comics, per completare la parentesi di Claremont sul principale gruppo di mutanti in casa Marvel. Invece no, ho dovuto prendere questo, fumetto di Recchioni e Leomacs, questo Battaglia, dovevo fidarmi del mio istinto, d'altronde dopo aver capito da dove veniva quel personaggio, dala vecchissima serie Dark Side della Dynamic, dovevo far finta che non esistesse in edicola, ma lo sapete, cosa succede quando diventi un blogger: la volontà e di spingere la tua voglia di scrivere e commentare a livelli estremi, (fosse per me leggerei e scriverei di tutto!), ma per commentare devi leggere, e per leggere devi comprare, e poi diciamocelo, Recchioni come Tag porta sempre gente al blog, il guaio è che di solito chi arriva al blog tramite il tag del nome dell'autore, lo adora, e si aspetta l'ennesima sviolinata, che puntualmente non c'è, perchè il fumetto poi finisce che non mi piace, e risultato è che quello sul blog, non ci torna più. E' successo con Asso, con Ammazzatine, con Orfani ed è successo anche con Battaglia, e si perchè questo volume della Cosmo, a mio modesto parere è evitabilissimo escludendo la prima parte: Caporetto che si lascia leggere abbastanza piacevolmente, sarà perché sembra la versione illustrata della canzone di De Andrè, La guerra di Piero - la lettera a Ninetta, le acque del fiume appestate dai cadaveri, la morte per mano del giovane nemico che non ha la stessa titubanza nel premere il grilletto, si sarà giusto per quello che Caporetto è più appetibile di Vota Antonio –la seconda parte del volume- (povero Totò!), che a mio modesto parere risulta una raffazzonata e semplicistica sceneggiata della vita del classico paesino di provincia  stereotipato del cinema italiano.
Leomacs ci presenta due stili diversi, sporco ma pur piacevole nella prima parte, con un tratto incerto e realista nella prima metà, ed un tratto spesso con un forte uso del nero, decisamente anonimo, a volte volutamente  caricaturale, eccezion fatta per i personaggi femminili, con il quale vengono disegnati i personaggi.
Tuttavia il vero problema del volume è dato dalla storia inesistente, che depone la sua appetibilità su scene singole topiche, piuttosto che sulla interezza della trama: perché il prete decide di resuscitare Pietro, e che coerenza c’è nelle azioni dei due candidati ala carica di sindaco? Il personaggio femminile, ridotta allo stereotipo di femme fatale manipolatrice, non è un tantino incoerente nella caratterizzazione?
Insomma Battaglia è decisamente bocciato come  fumetto, se dovete prendere un fumetto di Recchioni prendete a Marzo lo zombi-western Garret, di un appetibilità decisamente non comune, impreziosita dal contributo grafico di Burchielli e Dell’Edera. Ma questo lasciatelo perdere davvero, perché come Ammazzatine lo dimenticherete a chiusura del volume.
Questa è una delle tante soluzioni sceniche  del fumetto che nascondono una trama a dir poco traballante.
Pietro Battaglia è anche il personaggio di un vecchio fumetto edito dalla Dynamic, di tanti anni fa, uno dei tanti arenati esperimenti italiani per produrre comicbook, in Dark Side, Battaglia è uno dei soldati di una Vampira,  che nei primi numeri è alla ricerca di una antica spada giapponese, la miniserie scimmiottava molto male i fumetti americani, sono le prime incursioni dell’autore nel mondo professionale del fumetto, per intenderci le prime edizioni di questi fumetti sono della seconda metà degli anni ’90, il periodo di Pugno! della Comic Art per intenderci, quel bruttissimo fumetto italiano che faceva il verso ai manga nello specifico al ben più valido DragonBall di Akira Toryama, almeno nello stile. 
Recchioni però ai tempi in cui scrisse questa miniserie per la Star Comics, (prima edizione) evidentemente decise di cambiare le secret origin del personaggio, che mentre qui cade vittima del giovane soldato nemico, in Dark Side, o magari lo ricordo male io, il vampiro italiano, era un pilota dell’aviazione, che veniva trasformato dalla vampira di cui sopra,  poco prima di morire, dopo essere stato abbattuto dal nemico in una battaglia aerea. Insomma voto finale: 5 scarso, che raggiunge solo grazie alle pagine della prima metà del fumetto, decisamente leggibile rispetto alla seconda metà.

Quindi il consiglio di Fumettopenia (che tiene alle vostre tasche) è quello di lasciarlo perdere ed aspettare, per lo stesso autore il prossimo Marzo. Per il resto questo è un paese libero.


Baci ai pupi.

mercoledì 22 gennaio 2014

Il ritorno di Miracleman

A Marzo, mi raccomando investite bene i vostri soldi, se dovete fare dei tagli e decidere di lasciare sugli scaffali qualche serie Marvel,  DC o Image che sia, se dovete troncare qualche testata per rientrare nelle spese, fatelo, se necessario smettete anche di fumare (è la cosa più inutile del mondo), o di sfondarvi il fegato in aperitivi quotidiani dove tanto, ormai a parte il conto da pagare, o la promessa di una cirrosi epatica, non rimediate molto altro.
Insomma tagliate qualcosa di superfluo nella vostra vita, perchè finalmente, arriva in Italia, qualcosa di fondamentale nel percorso della vostra formazione da nerd, o da geek, se vi sentite particolarmente fighi (come me :p)
Dopo anni, ma tanti anni, torna il MiracleMan di Alan Moore, uno dei più importanti capitoli della rivoluzione del fumetto in calzamaglia.

Un successo nato da un plagio

Nel 1939, sulla scia del successo del superuomo pubblicato dalla National Periodical Pubblications (la futura DC Comics), creato dal primo dinamico duo della storia del fumetto, Shuster & Siegel, la casa editrice americana Fawcett Comics, introdusse sul mercato il characters di Captain Marvel (e famiglia), le cui testate arrivarono a vendere fino ad un milione di copie per numero.
Sono più che certo che non avete bisogno che io vi dica chi sia Capitan Marvel, ma ormai adoro propinarvi questi articoli dettagliati quindi state zitti, che una rispolverata vi può fare solo che bene. Maleducati oltrechè asini.

Bill Parker e Clarence Beck (alle matite) crearono nel 1939 un personaggio che negli anni successivi sarebbe diventato uno dei characters più amati d' America, al pari del Superman di Shuster e Siegel.
Così amato da meritare un adattamento  televisivo, un telefilm di 12 episodi chiamato The adventures of Captain Marvel, interpretato da Tom Tyler, trasmesso nel 1941 ( di cui vi consiglio la visione su Youtube).

Il giovane Billy Batson, un fattorino orfanello, dopo un fortuito incontro con un misterioso mago chiamato Shazam, viene investito di un immenso potere: pronunciando il nome del mago, infatti, è in grado di evocare un fulmine magico che lo trasforma nel mortale più potente della Terra.

Cose da nerd.
Il successo fu così assoluto che intorno al Capitan Marvel, la Fawcett aggiunse un' intera famiglia Marvel: Miss Mary Marvel, Uncle Marvel, e Capitan Marvel Junior.
Il segreto del successo di questi fumetti era da ricercare nelle trame dalla struttura semplice ed immediata, capaci di conquistare un bacino di lettori più ampio, constestualizzato ad un indirizzo più familiare, rispetto al Superman della National Periodical Pubblications,  ma per dirla tutta, le storie di Capitan Marvel raccoglievano un così tale consenso perchè i giovani lettori, non avevano molte difficoltà ad identificarsi in un loro coetaneo, capace non solo di trasformarsi, grazie alla magica saetta, in un adulto, ma in un adulto con superpoteri. Era quasi più plausibile rispetto all'essere proveniente da un altro pianeta. 
La fortuna economica del Capitano del suo editore perdurò  fino al 1953, anno in cui la National vinse l'ultimo appello di una battaglia legale durata circa un decennio, una guerra combattuta nelle aule di tribunali, in cui la Fawcett sostanzialmente, era accusata di plagio, di aver cioè creato il personaggio di Capitan Marvel copiando in modo spudorato Superman.

In verità, tra le decine di imitazioni, di cui godeva Superman a quei tempi, Capitan Marvel era quello che meno di tutte meritava una simile accusa, ma evidentemente, la vera causa dell’azione legale era data dal fatto che i fumetti di Capitan Marvel e famiglia minacciarono seriamente la popolarità del Kryptoniano.
In breve, il finale di questa dispendiosa diatriba fu che chiusero una dopo l'altra tutte le pubblicazioni della Fawcett Comics con protagonista Marvel e parenti: 
Whiz Comics chiuse con il numero155, Captain Marvel Jr. con  il 119, e Marvel Family con il numero 89.
Intanto in Inghilterra...

Intanto in Inghilterra il detentore dei diritti di pubblicazione delle Marvel serie della Fawcett era un certo signor Miller della L. Miller & Son Pub. che nel 1954 in seguito alla chiusura delle pubblicazioni in America di Capitan Marvel si ritrovò privo di materiale da portare nelle edicole inglesi.
Fu così che decise di affidare ad un autore già affermato chiamato Mick Anglo, la creazione di un nuovo personaggio che ricordasse il defunto Capitano e ne colmasse l'improvviso vuoto.
Marvelman, escludendo alcune sottili variazioni come la tutina aderente blu, era pressappoco identico a Capitan Marvel, e forse proprio per questo motivo, raccolse una risposta molto entusiasta del pubblico inglese, tanto che la sua vita editoriale (la prima) durò ben nove anni, dal 1954 al 1963.
Billy Batson fu sostituito da Mick Moran, un fattorino del Daily Bugle (ovviamente non lo stesso Bugle che anni dopo avrebbe comprato le foto di un certo Peter Parker), che dopo aver salvato da un' aggressione, l' astrofisico Guntag Barghelt, venne designato da quest'ultimo come il custode di un immenso potere cosmico, che lo scienziato stesso aveva scoperto nel corso dei suoi studi in un laboratorio segreto.
Così il piccolo Mick Moran pronunciando la parola aliena Kimota (atomic sillabata al contrario), era un grado di evocare un fulmine che lo trasformava nel potentissimo MarvelMan.
Anglo ben presto ispirandosi alla serie Fawcett introdusse anche nuovi personaggi: come Young MarvelMan e Kid Marvelman, Young Nastyman che era la controparte british di Black Adam, o ancora il Doctor Gargunza, che ricordava nel suo machiavellico modus operandi, il perfido Dottor Sivana.
La serie chiuse i battenti in seguito al forte calo di vendite dovuto all' invasione dei nuovi characters della Marvel Comics creati da Stan Lee, i famosissimi supereroi con superproblemi che avrebbero ben presto conquistato i cuori della nuova generazione di lettori.
Prima di fare un salto ventennale ed arrivare agli anni '80, per la vostra  inestinguibile sete di sapere, vi segnalo che nel 1966, l'Editoriale Europa, pubblicò in Italia la testata MarvelMan, un albo gigante di 48 pagine in bianco e nero con copertina a colori, che raccoglieva le avventure firmate da Anglo e di cui furono pubblicati meno di 10 numeri.

Alan Moore e l'edizione Panini.

Ho provato a contattare il sig. M. M. Lupoi per avere qualche notizia extra riguardo la testata di prossima pubblicazione, ma molto gentilmente non mi si è cagato di striscio, quindi dovremo arrangiarci con quello che ho appreso navigando in rete.

Il Ritorno di Marvelman

Dopo il 1963 Marvelman cadde nel dimenticatoio fino al giorno in cui Derek Skinn della Quality Communications rilevò i diritti di pubblicazione di MarvelMan, e commissionò ad un giovane Alan Moore e già promettente la sceneggiatura di una rivisatzione in chiave moderna del vecchio personaggio della golden age inglese.
Moore fu scelto proprio in base alla sue stesse dichiarazioni durante un intervista rilasciata alla Society of Strip Illustrators, che chiese a molti autori inglesi quali fossero i loro progetti o le loro ambizioni. In quella sede, Moore disse che avrebbe scritto volentieri una nuova serie di storie per il vecchio personaggio di Mick Anglo. Skinn già redattore di quella che sarebbe poi diventata la rivista contenitore che avrebbe serializzato il rivoluzionario V for Vendetta, Warrior, non si fece scappare l'occasione ed assunse Alan Moore, allora già un giovane e dotato autore, affiancandogli per i disegni Garry Leach prima ed Alan Davis poi.

L'arrivo del metaumano

Dimenticate tutto quello che pensavate di sapere sulla nascita del cosiddetto metaumano, quel concetto più adulto di superpotere, l'approfondimento sul rapporto tra i superesseri ed i comuni umani, resettate le vostre informazioni, e date una nuova paternità a questi concetti rivoluzionari.
E' Alan Moore il primo autore che si misura con questa decostruzione, è sempre lui, il bardo che introduce quasi in sordina in questa rivista, le linee guida che caratterizzeranno il fumetto supereroistico degli anni '90-2000. Che lui stesso perfezionerà nella bibbia chiamata Watchmen.
Il vecchio (Marvelman) ed il nuovo (Watchmen) Testamento.
La famosa revisione del concetto del supereroe comincia proprio nelle pagine di A Dream of Flyng, che presumo sarà contenuto nel primo numero della nuova pubblicazione Panini.
  
A little bit of hype - A Dream of Flyng
E' semplicemente un piccolo gioiello. Il Mick Moran di Alan Moore è un individuo adulto, stanco, terribilmente anonimo, spaventosamente umano, che non ha alcun ricordo del suo passato di supereroe, passato che ritorna torna prepotentemente nei suoi ricordi durante l'attentato terroristico ad una centrale nucleare. La bellezza del Marvelman di Moore (che sarà ribattezzato Miracleman solo in seguito, quando l'americana Eclipse Comics ne acquisterà i diritti per la pubblicazione su suolo americano, cambiamento che verrà fatto per preservare l'appetibile serie da eventuali ritorsioni della Marvel comics in merito all'uso del nome) risiede proprio nel disadattamento del superuomo in un mondo realistico, dove le sue doti sono viste per la prima volta con scetticismo e terrore dalla popolazione, il cinismo e il terrore di Liz nei confronti delle nuove doti sovrumane del suo compagno, è terribilmente attuale se pensiamo che si tratta di materiale del 1982.
L'alienazione del supereroe che distrugge, danneggia, e persino uccide con il suo potere, che sembrano concetti e soluzioni narrative contemporanee, basta pensare ad Invincible di Kirkman, o al satirico HeroSquared di Giffen e De Matteis, sono in realtà frutto del genio di Alan Moore.
Nel MarvelMan pubblicato su Warrior, è innegabile anche una rivoluzione grafica, i disegni di Leach e successivamente di Davis, sono, o tendono al realismo, un ulteriore punto di divisione dal tratto scanzonato della serie di Anglo, che in alcune tavole è persino emulato con la precisa volontà di evidenziarne l'inevitabile trapasso, inadeguatezza .
Un tratto che rafforza la certezza che Mick Moran si trova in un mondo diverso da quello dove ha vissuto le prime gloriose ed al tempo stesso innocue avventure.
Racconterà a Liz, in una meravigliosa prosa che solo il Bardo può elaborare per un fumetto:
"Liz per favore lo so che può sembrare stupido adesso, ma negli anni '50 aveva senso, almeno così ricordo io." 
Ed ecco che in poche didascalie, il solito geniale autore, descrive tutto l'anacronismo del personaggio della golden age, inserito nella disillusa realtà dell' Inghilterra degli anni '80.


Da MarvelMan a MiracleMan

Con la chiusura della testata anglosassone Warrior, la serie fu bruscamente interrotta, ma l'innegabile qualità della saga ideata da Moore fece in modo che non restasse troppo fuori dai circuiti di distribuzione, ed infatti alla Quality, succedette la Eclipse Comics, decisa a pubblicare la serie in America.
Quindi come abbiamo già detto, nell' Agosto del 1985, vede la luce MiracleMan n° 1 che fino al numero 6, ripropone il primo Arc di More già apparso sul Warrior (e che noi leggeremo nella sua interezza per la prima volta il prossimo Marzo).
Nell' Aprile del 1986, il settimo numero della testata, contiene del materiale inedito scritto da Moore, commissionato dallo stesso editore, dopo il successo dei primi numeri e la crescenta popolarità dell'autore inglese, che nel frattempo per la DC Comics sta resusciando il fumetto supereroistico con la sua opera più famosa, Watchmen.
L' ultimo numero firmato da Alan Moore, è datato Dicembre 1989, (MiracleMan 16), dal 17 arriva Neil Gaiman, che ne scrive le storie fino alla chiusura della testata, il numero 24 (1994), per i problemi finanziari della casa editrice che dichiara bancarotta nel 1994.

Todd vs Neil

Nel 1998 il sopravvalutatissimo Todd McFarlane ad un' asta, si accaparra i diritti su tutti i personaggi Eclipse, ma in realtà, l'unico ad interessargli davvero è proprio Miracleman, che l'autore vuole introdurre nell'universo narrativo del suo Spawn, ma l'intoppo è dietro l'angolo, infatti il buon Todd, non fa in tempo a commissionare a Steve Niles uno story-arc che dovrebbe introdurre MiracleMan nel ciclo narrativo di HellSpawn, ciclo di storie che l'avido ed astuto devastatore di anatomie ragnesche, aveva già pensato di accompagnare con una nuova linea di ActionFigure ispirae al character di Moore (prodotte dalla sua azienda di pupazzetti), che si ritrova in posta in ingiunzione vergata dai legali di Neil Gaiman, che gli proibiscono l'uso del personaggio.
Nonostante le agguerrite difese degli avvocati di McFarlane, la battaglia legale dura ben più di una decade, ed il cavillo  è dato dal fatto che i diritti comprati all'asta, valgono per tutti i personaggi Eclipse ad eccezione  di MarvelMan/MiracleMan, in quanto il suddetto characters è orfano di una specifica proprietà, infatti ripercorrendo a ritroso la tribolata vita editoriale del personaggio viene fuori che nè la Miller & Son, nè
Anglo, e tantomeno la Quality Comics detengono specifici copyright sul personaggio, la cui paternità è legalmente attibuita all'ultimo scrittore ed all'ultimo disegnatore prima della chiusura: Gaiman e Buckingam.
La guerra (la seconda se consideriamo quella della Fawcett-National Periodical) legale si prolunga fino al 2009, nel frattempo a dar sostegno economico a Gaiman ed alla sua neonata Marvels and Miracles LLC, arriva anche Joe Quesada, a quei tempi Editor in Chief della Marvel Comics, che evidentemente ha in mente un recupero del personaggio in quanto parallelamente la casa delle idee tratta l'acquisizione delle vecchie storie di Mick Anglo degli anni '50-60.

Da MiracleMan a MarvelMan

E' il 2009, quando arriva l'annuncio della Marvel, che pubblicherà in America una serie di volumi che raccolgono le prime storie di MarvelMan firmate da Anglo.
Con la proprietà dei diritti di pubblicare il materiale golden age firmato da Anglo in Mano alla Marvel Comics, che nel frattempo è riuscito almeno ad essere accreditato per il materiale da lui scritto a cavallo degli anni '50-60, ed i diritti sulle storie di MiracleMan ben salde in mano a Gaiman (che a quei tempi è uno degli autori che stanno facendo bella la Marvel, vedi la miniserie 1602), al buon Todd non resta che arrendersi, e gettare la spugna. La beffa finale è l'ennesimo cambio di nome del personaggio che torna a chiamarsi MarvelMan, lasciando il vecchio nome concepito dalla Eclipse per evitare problemi legali proprio con la Marvel Comics, nelle mani di Todd Macfarlane, come la buccia di un frutto proibito, al quale non è riuscito nemmeno a dare un morso.

Moore fuori dai Credits

Una cosa che noterete subito nei credits del nuovo mensile Panini di Marzo è l'assenza del nome di Alan Moore dalla copertina e dall' intero albo, la ragione risiede nelle dichiarazioni dello stesso Moore, che si è dichiarato molto seccato, dalla lunga vicenda legale e che ha già in passato rinunciato a credits e guadagni per l'uso delle sue opere da terzi, vedi le trasposizioni cinematografiche di V for Vendetta, Watchmen o From Hell, o ancora La Lega degli uomini straordinari, d'altronde il bardo si è sempre mostrato estremamente refrattario da sempre a qualsiasi tentativo di riedizione, ricostruzione o reinterpretazione dei suoi lavori.
Ci vediamo in edicola a Marzo, ci aspetta MiracleMan, cioè volevo dire Marvel Man!
Baci ai pupi.


giovedì 16 gennaio 2014

The Walking Dead: Un anno passato nel sangue rappreso

Era il 15 novembre 2012, quando parlammo per la prima volta di The Walking Dead Edizione da edicola, dopo il penultimo e davvero poco elegante editoriale di Zed, ho deciso di adottare il nome di Bonellidi, solo per gli albi Bonelli. Dicevo era il 15 Novembre di due anni fa, quando in casa Salda Press decisero di arrivare in edicola con un edizione economica di quello che è stata per anni la loro sicura fonte di guadagno. Tanto che dopo appena nove mesi, nascondendosi dietro i costi di stampa e distribuzione aumentarono il prezzo del mensile da 2,90 a 3,20, evidentemente perchè avevano realizzato che per quanti supereroi ci fossero in edicola, per quanti indagatori e detective ci fossero in edicola, i loro morti viventi erano (e sono certo lo sono ancora) i personaggi che vendevano di più.
A ben vedere direi che il fumetto di Kirkman, o meglio la furbissima versione da edicola di Walking Dead è tutto quello che voleva essere Orfani di Recchioni, ovvero un fumetto che per temi affrontati o meglio ancora per rimandi in altri contesti, doveva catturare l'attenzione di nuovi lettori, nel caso di Orfani dovevano essere i gamer, nel caso di The Walking Dead sono stati gli appassionati del telefilm.
E' stato quel che è stato oggi approfittiamo del cambio della guardia dei personaggi per tornare a parlare del fumetto di Kirkman, odissea ongoing oltreoceano, che ho inserito anche nei migliori fumetti del 2013.
La morte di Carol
Con la fine della saga del governatore, direi che potremmo dire che si apre un nuovo scenario, con nuove avventure per i superstiti di quell' America divorata dai morti viventi che sta immaginando Kirkman.
Fino alla prigione lo scrittore si è concentrato sul pericolo dei morti, del contagio, poi con la saga della prigione ha esposto i lettori a nuovi pericoli, ben più pericolosi dei vaganti o degli azzannatori, o ancora degli zombi, ossia gli attacchi degli altri superstiti, che si sono rivelati minacce quasi ben più subdole e pericolose dei morti viventi.
Quello che ha reso The Walking Dead probabilmente il fumetto più famoso degli ultmi cinque dieci anni, è proprio il tempo che l'autore si è preso per sviluppare le psicologie degli attori del suo dramma.
Mi ricordo un' intervista di Frank Miller tanti anni fa quando parlava del suo (neonato all'epoca) Sin City: diceva di aver concepito un'opera più contenuta, una sceneggiatura più breve, poi Marv aveva preso spessore, e preteso più pagine.
A Kirkman deve essere successa la stessa cosa moltiplicata per il numero dei suoi personaggi, d'altronde Marv senza quei mille soliloqui non sarebbe mai diventato il disadattato bastardo misogino più amato della storia del fumetto, dopo Rorschach si capisce.
La stessa regola è valsa per Rick Grimes e soci, il tempo ha dato la possibilità all' autore (indubbiamente capace) di sviluppare drammi e psicologie sempre più realistiche, fino ad essere quello che sono (o che erano nel caso di quelli che nel frattempo sono morti) oggi: vale a dire il cast più amato e seguito di un fumetto, come non accadeva da molto e molto tempo.
Torniamo a parlare di Walking Dead oggi, perchè se il penultimo numero ci aveva lasciati un pò interdetti,
confusi e delusi dalle new entry, (lo scienziato ammanicato con Washington sembra un coglione, a voler essere gentili per esempio).
 Anche in questo caso a Kirkman è bastanto ancora una volta un poco di tempo per legarci ai nuovi arrivi, allo stesso modo in cui li guarda Grimes, con diffidenza, ma consapevoli di quella regola fondamentale, ossia che uniti può fare la differenza in un mondo impazzito come quello.
Abraham, dopo appena un mese ha già cambiato la prima pelle, ha gia smesso i panni del manzo violento con i baffi alla Hulk Hogan. Ed è diventato l'ennesimo prodotto ( o scarto) di questo mondo iperviolento, che lo ha masticato digerito e cagato via, disumanizzandolo quasi del tutto.
Kirkman ha trovato nel tempo anche il modo di giustificare l'aria del coglione dello scienziato Eugene, così ansioso di raggiungere Washington, quell'aria da demente che come dice lui stesso è un meccanismo di difesa.
E col tempo (ed il successo) che gioca dalla sua parte, Kirkman ha continuato a scolpire le anime sempre più nere dei sopravvissuti, l'infanzia perduta dei gemelli, e del piccolo Carl, la follia latente della piccola Sophia, la depressione di Maggie, unica superstite della famiglia Greene, la rabbia e la diffidenza crescente di Dale nel resto del gruppo, ansioso solo pare, di recuperare la figura dominante rispetto ad Andrea, riferimenti che sono andati via insieme alla gamba, o ancora la follia manifesta di Morgan. l'uomo che salvó Rick nel numero uno.
La morte di Tyreese
  
e quella di Lori
Insomma Kirkman sta facendo un lavoro eccellente nello sviluppo dei personaggi, e quelli che ha scelto di far morire li ha uccisi con un realismo ed un cinismo disarmante. Vedi Lori e la piccola, o Carol datosi in pasto ad uno zombi, incapace di continuare a vivere, o Tyreese, decapitato fuori dalla prigione da uno dei personaggi più perfidi che un autore abbia mai vomitato dalla sua insana mente, il governatore credo sia secondo solo al piccolo Re Joffrey Baratheon, in una ipotetica classifica di personaggi di fantasia più odiati della storia dei media.
Quindi nonostante la paraculata dell'aumento del prezzo, signor Salda non ci ha creduto nessuno, per via dei costi eccessivi, The Walking Dead si riconferma un grande fumetto al fatidico test revisionistico annuale (mese più mese meno), una costante in termini di qualità in uno scenario fumettistico di paurosi alti e bassi, sia nostrani che esteri, vedi Dragonero o Soldato d'Inverno per esempio, o tanto per rimanere antipatico a qualcuno vedi anche Occhio di Falco, che deve tanto della sua appetibilità alle matite di Aya.
E visto che si parla di matite, eccolo l'unico tallone di achille di questo fantastico fumetto, il disegnatore, che rapportato al suo predecessore Tony Moore (IMHO) non mi riesce affatto di mandarlo giù.
Ma non si può avere tutto dalla vita, di 'sti tempi, leggere un fumetto che non ha mai annoiato è già tanto.
Abraham (Fumetto)
Abraham (telefilm)













Baci ai pupi.

domenica 5 gennaio 2014

Il Meglio ed il peggio del 2013



E’ arrivato il momento, anche per Fumettopenia di stilare la classifica Best/Worst 2013, solo che noi furbacchioni abbiamo deciso di farla dopo, nei primi giorni del 2014, così da darvi il tempo di digerire insieme al cotechino ed alle lenticchie quell’infinita lista di fumetti usciti nel 2013 che i colleghi blogger vi hanno propinato negli ultimi giorni, di questo disastroso anno di nostro signore appena passato. Quindi senza indugi e cominciamo con il peggio:

6. La peggior testata ha l’etichetta Panini, e vince il premio di paraculata d’oro – I grandi Eventi Marvel,  che finora ha riproposto miniserie comparse sulle antologiche della Gazzetta a prezzi maggiori. Oltre all’ingiustificato aumento di prezzo per un edizione paradossalmente di qualità minore, (la stampa puzza) è da "s-premiare" anche il cattivo gusto nella scelta di questi presunti Grandi Eventi, cito:
Secret War di Bendis e Dell’Otto (raccapricciante, -15,00€ apparsa  a prezzo più basso (ammesso che vi vada di leggere ‘sta roba) Su Grandi Le Saghe Supereroi #05.
House of M di Bendis e Coi pel (passabile, ma comunque reperibile su Grandi Le Saghe Supereroi #53)
Planet Hulk di Pak e Pagulayan (il gladiatore dipinto di verde e traslocato su un pianeta alieno, evitabilissimo, ben 22,00€, quando lo potete leggere a 10€ o meno su Supereroi Le Leggende Marvel  #18)
Di prossima uscita addirittura l’inutilissima World War Hulk di Pak e Romita,  altre 15 bombe da investire in altre letture d’evasioni più valide, ma se proprio amate farvi del male, almeno ripiegate su Supereroi Le Grandi Saghe #9 10,00€ a scendere.

5. Mi rendo quasi subito antipatico alla maggior parte degli avventori del blog, tra i worst, ossia tra i peggiori comics letti nel 2013 rientra il fenomeno italiano ZeroCalcare, il suo Dodici, tutto sommato è abbastanza noioso, nonostante rifugga in un plot che va per la maggiore ultimamente, l’inflazionata apocalisse con morti viventi.
Stancante ed ambizioso, a niente servono, in termini di appetibilità, le riflessioni sul quartiere che gli ha dato i natali, Rebibbia, massime che l’autore snocciola mentre giace in coma. Brutto davvero. Ed io non faccio che chiedermi come fa a piacervi.
4. Age of Ultron, il primo megaevento post Marvel Now -la rivoluzione Marvel che prometteva maggiore cura delle singole testate e meno eventi corali e si smentisce praticamente subito - un questo ennesimo Flop in termini di contenuti, scritto ancora una volta dal trapassato Brian M. Bendis.
Age of Ultron ( con il quale sono stato trppo magnanimo dopo la lettura dei primi numeri in edizione originale un pò di tempo fa) non porta nulla di nuovo alla letteratura catastrofista da rivolta delle macchine, se non un lungo inquietante inutile noioso de-javu, una sensazione di già letto, di un autore che francamente da tempo ormai, non ha più nulla da dire.
3. I Fantastici Quattro di Fraction - pur se in passato promuovemmo il nuovo formato da edicola della Panini Comics, il contenuto del suddetto, non si è mai purtroppo elevato sopra la mediocrità, la fantastica famiglia di Fraction si è rivelata un mezzo disastro, lenta come un film di Truffaut e poco godibile anche sul versante grafico, per via delle matite di Bagley. In America chiuderà a breve. Ed io mi faccio due risate alle
spalle dei Marvel-zombie che la giudicavano un capolavoro, ancora prima di leggerla.
2. Presi su un banco dell’usato a Roma per puro caso, ad un prezzo stracciato, un’euro a volumetto, Alice nel paese delle meraviglie, che ha aperto, come testa di ponte, l’invasione dei titoli Zenescope in Italia, a febbraio o giù di lì, si è rivelata
una delusione assoluta.
Inferiore persino all’anonimo ma più appetibile Zombie The Waking.
Escludendo le curve procaci della protagonista, disegnata quasi sempre in posizioni ambigue con innovative prospettive clitoridee o capezzolari, (NB non è un fumetto Squalo, ma è uscito sotto l’  etichetta della momentaneamente estinta 7age), non resta nulla di questa ignobile ed anche poco originale rivisitazione della saga di Lewis Carrol.
  1. Superior Spiderman è in assoluto la cosa più orripilante di tutto il 2013, su un ipotetico podio delle cose più brutte lette nel 2013, il ragno di Slott merita il primo posto, una regressione del personaggio a prodotto per adolescenti, lontano anni luce da lavori come Il Bambino Dentro o L’Ultima caccia di Kraven, una parentesi (destinata tra l’altro a chiudersi adesso, con l’arrivo nelle sale del nuovo film sul tessiragnatele) veramente triste in termini qualitativi, di un personaggio che paragonato a passate interpretazioni risulta tremendamente demolito.
Una sintesi della disfatta del ragno del 2013?
Presto detto: Otto Parker con gli occhialoni, il camice, ed i guanti in lattice, l’outfit stereotipo dello scienziato pazzo, mentre dissemina New York di Ragnobot sentinella, e le controlla con la app dedicata sul tablet, e ahimè incapace di portarsi a letto Mary Jane, disegnata come fosse la protagonista di una serie tv per adolescenti, si ammazza di pippe con i ricordi di Peter delle copule passate.
0. Before Watchmen – Non paghi del flop dell’anno prima la RWLion ha continuato a prendere per i fondelli i suoi lettori, invadendo le edicole con le rese di una delle più brutte iniziative che mi sia mai capitato di leggere e comprare. Rese che a sentir loro, nemmeno dovevano nemmeno esistere, visto l’elitarietà della prima edizione. Di tutto il pacchetto, si salvano solo i Minutemen di D.Cooke, ed il Dott. Manhattan di Straczynsky e Huge, il resto è brutto forte. E ne abbiamo parlato sul blog a più riprese. L’ennesima ristampa ladrona prevista per il 2014, di questa anonima iniziativa, ha già fatto guadagnare ai leoncini un posto in classifica anche per l’anno prossimo.

Chiusa la Top Five, anzi six, del peggio, cominciamo subito quella delle cose più belle lette nel 2013, che vi vedo in po’ provati dalle abbuffate natalizie.
Top five delle cose più belle, che in quanto belle, non hanno bisogno di classificazioni, insomma sono tutte al primo posto pari merito.
Eccole:
1. Medaglia d’oro per l’Editore Cosmo che ha riportato l’avventura low-cost in edicola. Tra le cose più belle lette nel 2013 quindi rientrano (escludendo lo scontato e presumo pluripremiato sugli altri blog, Bouncer): Lo Sparivero che è tornato in edicola sotto etichetta Cosmo nel Settembre 2013 con lo stupendo epilogo della saga iniziata dalla GP, e Black Crow, l’altro corsaro  l’altro corsaro franco-belga, pubblicato sulla “Serie Rossa”ed ha dimostrato un’ appetibilità non comune. Da leggere assolutamente, se non lo avete ancora fatto.
2. Lanterna Verde – Anche nel 2013 Geoff non ha mai annoiato, non ha mai avuto cadute di stile nè di qualità. Lanterna verde si riconferma la miglior serie regolare, anche quest’anno, 12 numeri carichi di emozioni e belle trame stupendamente illustrate dal signor Doug Mahnke: abbiamo cominciato l’anno con l’accattivante rivelazione dei segreti della tribù Indaco, a seguire La rinascita di Mano Nera, fino al prologo della saga del terzo esercito, vero e proprio apice della follia dei Guardiani della Galassia, che inanellando un errore dietro l’altro, hanno portato alla rinascita della Prima Lanterna, dulcis in fundo in tutt questo ben di Dio, l’arrivo della nuova Lanterna Verde Simon Baz, (l’ennesima terrestre!) con le sue appetibilissime Secret Origin,  so politically correct (!), tanto ben concepite da fugare ogni dubbio su questo nuovo cavaliere di smeraldo armato di pistola. Ovviamente se parlo di Lanterna verde, visto che ci riferiamo a materiale italico, mi riferisco a tutto l’albo RWLion, a parte la zoppicante New Guardians, che comunque in un certo senso ha un suo perché, le altre due personalità che hanno confermato questo mensile come la migliore uscita periodica (anche) del 2013, sono stati Tomasi e Pasarin su GLC.
Con una serie di colpi di scena allucinanti, e storie dal ritmo serrato, vedere la guerra contro le Lanterne Alpha, il processo a Stewart, la retcon di Guy Gardner per esempio, Tomasi ha dimostrato di saper lavorare in sinergia con il collega Johns e di saper contribuire alla creazione di un arazzo omogeneo e (cosa rara in casa DC, specie quella del reboot in corso), ed una epopea unica che ormai ci ha rapiti tutti.
3. Cominciamo a parlare di recuperi e ristampe doc. Il secondo Omnibus del Thor di Simonson e quello dei Fantastici Quattro di Byrne, due grandi recuperi di materiale del passato di altissima qualità. Per entrambi, però attenzione, ci siamo pronunciati sul blog, consigliandovi anche come leggere queste appetibili run  risparmiando qualche soldino.


4. E continuando a parlare di recuperi tra le Marvel Collection sempre di casa Panini, come omettere la ristampa delle prime storie (con tanto di cofanetto) del Dottor Strange di Lee/ Dikto?

5. Tra i Marvel Best Seller, impossibile non complimentarsi con i Paninari per la ristampa della Nextwave di Ellis e Immonen.


6. Mi sono coperto di ridicolo a parlare male di Saga, per via della mia incontrollabile antipatia verso l’editore italiano e le sue edizioni bonsai, proprio perché ammetto i miei sbagli, toh vi linko anche la recensione (anzi non mi vergogno di me stesso, non ve la linko) in cui mi arrampico sugli specchi per convincermi/vi che è un brutto fumetto, ma in realtà Saga di Vaughan e Staples, è forse l’unica cosa veramente innovativa ed accattivante nel panorama fumettistico statunitense del 2013…coff…brava…coff…cough..cogg…Bao.

7. Il Black Dossier di Alan Moore -  Non l’ ho ancora finito ancora di leggere (sono a metà) ma  mi ha già conquistato, è quasi scontato che la migliore lettura del 2013 sia il nuovo appassionante capitolo della Lega degli Straordinari Gentlemen, il fumetto del Bardo, ed il Black Dossier presentato alla scorsa fiera di Lucca, è l’ennesima riprova che ci troviamo di fronte ad un autore differente da tutti gli altri subnormali.

8.  Da un Inglese ad un altro, altra primizia che ha finalmente visto luce in questo anno è il finale allucinantemente bello della Doom Patrol di Grant Morrison



9.  Walking Dead il bonellide Salda Press – Un anno cominciato quasi in sordina, con una sceneggiatura che pericolosamente stava scivolando nella monotonia, poi via ai colpi di scena, un susseguirsi di situazioni al cardiopalma.
In un anno di emozioni, i lettori dell’opera di Kirkman hanno imparato una cosa importante, come per Martin, lo scrittore di Trono di Spade, la regola è la stessa. non affezionatevi a nessuno.


10. Al decimo posto - Potremmo metterci, Elric della Mondatori, l’epilogo della Uncanny X-Force di Remender, ‘sto chiacchieratissimo DareDevil di Waid, che io non leggo ma i miei amici non fanno altro che caldeggiarmi, personalmente potrei infilarvi l’incantevole riproposta RwLion del Flex Metallo di Morrison e Quitley, ma se invece per il decimo posto vacante del best of 2013  ci pensaste voi scrivendo nei commentila vostra preferenza? Qui sul blog su FB è uguale!
Baci ai pupi.





sabato 4 gennaio 2014

Golden Age consigli per gli acquisti



Accidenti. 
Non avrei mai immaginato di far incazzare così tanto qualcuno, Tanto, da essere bersaglio delle sue poco eleganti parole sia dal suo profilo Facebook che dal sito dei suoi amici barra dipendenti barra collaboratori, Fumetto d’autore. Mai mi sarei immaginato di finire su fumetto d'autore come parte lesa.
Ora, io avrei lasciato correre, se questo sedicente editore, (o dovrei chiamarlo presidente di una associazione culturale?) avesse lasciato perdere, -d’altronde la figuraccia che ha fatto, era  stata arginata dallo status stesso del gruppo su Facebook, un gruppo segreto dove lui e qualche suo dipendente pensavano, con la complicità di qualche admin di sparare a zero un po’ su tutti-
Gruppo dal quale, per amor della cronaca, è stato poi allontanato per una spaventosa lacuna in termini di netiquette.
Invece no, questo sedicente Conte, continua imperterrito, ad offendermi, evidentemente non è abituato ad essere contraddetto, anche quando le spara così grosse da risultare imbarazzante anche per chi legge.

Ed ecco come vengo dipinto: Lo stesso attacco di Ruffino infatti mi è stato fatto un paio di settimane fa su un gruppo FB da un altro blogger carneade, tale Gennaro Cardillo, un altro povero incompetente convinto che capire di fumetti significhi scrivere lunghe seghine cerebrali su Alan Moore e la Lega degli Straordinari Gentlemen e ricevere qualche “mi piace” e qualche volume da recensire. Qualche volume da recensire, dice sto signorotto, ora, per la cronaca: l'unico volume che ho ricevuto gratis, non era nemmeno cartaceo, era un PDF, era Ammazzatine di Recchioni edito da NPE, e la recensione consultabile sul Blog, è tutt'altro che lusinghiera, così tanto per voler essere trasparenti.
Senza conoscermi 'sto signore si è convinto che io sia a caccia di like, o forse chissà, magari a caccia di un posto di lavoro nel mondo dell’editoria, o forse nel mondo delle associazioni culturali che fanno anche editoria!
Voglio rassicurarla, mio caro, che gli unici “like” che bramo sono quelli di mia moglie, della sua di opinione, non è che mi freghi poi tanto. Proprio perchè non ho alcun interesse nel rientrare nelle simpatie di questo  quel personaggio, i fumetti di cui parlo li compro, e non sono sul libro paga di nessuno.

Vi risparmio  i commenti a mio carico che questo simpatico signore fa impunemente dal suo profilo Facebook, tanto non posso rispondere, ma manco me va tutto sommato, di scendere ai suoi livelli, ci pensa già un  suo dipendente, di cui adesso non mi sovviene il nome, che addirittura per denigrarmi cita Dante Alighieri, oddio, cita  il solito passo, quello degli ignavi, quello che sanno anche i muri ormai. Quello che ti costringono ad imparare a scuola, perchè figura nel programma didattico di Italiano.
Quindi tutto sommato la cosa diverte.
Povero Dante in bocca a chi sei finito, e per via di quali basse ed inutili diatribe sei tirato in ballo. Ahimè!
Evidentemente al sedicente editore, non è proprio andato giù che dal blog abbiamo preso in analisi la sua raccolta di materiale Golden Age. Quello gratis, quello di cui non si pagano i diritti, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, ma sì quello che vende a prezzi esagerati barricandosi dietro i costi del restauro della traduzione e del lettering. 
Dicevo, io avrei lasciato correre, ma siccome questo sedicente editore, proprio non la pianta, oggi andremo a simulare questo famoso restauro della sua edizione. Ed ovviamente lo faremo a costo zero.

Una doverosa premessa:
Il bello di questa diatriba è che mi trovo difendere personaggi dell’editoria italiana che notoriamente non sopporto, quindi dopo il Rrobbe e la Bonelli, mi tocca spezzare una lancia anche nei confronti dell’editore Bao, perché tra le cose che questo sedicente signore tira in ballo, c'è un volume Titan tradotto dalla Bao.
Il meglio di Simon e Kirby (è un cartonato di 240 pagine a colori, dal prezzo di 27,00€ e stampato in Italia, una volta tanto),  è l' edizione che che è stata ovviamente presa in considerazione per fare i dovuti paragoni, durante la fastidiosa discussione di cui parla questo signore, edizione che una volta comparsa nei commenti, ha finito per infastidire non poco il personaggio di cui sopra, e con ovvie ragioni:
Perché se è vero che (cito l’articolo): gli americani non hanno necessità di tradurre in italiano e letterare in italiano partendo da immagini che sono scan e quindi non hanno livelli di testo su cui intervenire, ma il lettering italiano è già una azione di vero restauro ed intervento, è si vero che allora i costi levitano per la Cagliostro per questi interventi sulle scan originali, (fin qui non ci piove), però è vero che levitano anche per la Bao,  eppure nonostante il mal comune, stiamo parlando di differenze di prezzo enormi, 240 pagine a 27,00€ contro le 100 a 25,00€.
Ora dal basso della mia incompetenza, imbecillaggine, deficienza, e quant' altro mi è stato vomitato addosso da questo simpaticissimo personaggio, io da lettore senza alcuna ambizione di voler  lavorare né per Tizio né per Caio e tanto meno per Sempronio, due somme le tiro, soprattutto perché c’è un altra cosa che, questo furbacchione omette di dire nella sua rubrica senza diritto di replica, ossia che mentre le scan delle edizioni Cagliostro sono materiale gratis, a costo zero, quelle Bao, non lo sono, ciò vuol dire che la Bao nonostante abbia pagato il lettering nei baloon, la traduzione, la stampa etc. etc. (udite udite) ha pagato anche il copyright dell’edizione Titan, riuscendo stranamente ad arrivare sugli scaffali con un prezzo competitivo ed appetibile.
Un momento Gennaro, ma come?
Ma non hai detto che era materiale gratis? Certo che lo è, ma il restauro, quello non lo è di certo, quello può essere coperto da copyright, e quello la Bao lo ha pagato.
Si legge Copyrighted Material?
Quindi prima di dare la mazzata finale al suo restauro carissimo, riassumiamo bene, per chi è lento di comprendonio, o fa finta di non capire, tipo la schiera di dipendenti barra seguaci barra amici, che ancora gli reggono il sacco.
Ci sono due edizioni di materiale golden age uno costa 25,00 euro ed ha 100 pagine, l’altro costa 27,00 euro ed ha 240 pagine, il primo ha visto i suoi costi levitare a causa di stampa traduzioni, restauro delle scan e lettering, il secondo che oltre la traduzione ed il lettering e stampa, ha dovuto sborsare anche i soldi per i diritti del copyright dell’edizione Titan, (che diciamolo è bellissima) è riuscita a restare con i prezzi bassi.
Tutto chiaro?
Dovete scusarmi se non mi riesce di spiegarmi meglio, d’altronde sono solo un altro povero incompetente.
Io faccio l'infermiere di lavoro, il fumetto per me è una passione.
Ora parliamo del restauro.
L’articolo posta due immagini che dovrebbero giustificare i costi del restauro:
Prima del restauro
Ora -per evitare casini- non posto qui l'immagine post-restauro, vorrei evitare querele, visto il tipo, non si sa mai, ma voi dateci pure un' occhiata all' immagine dopo il restauro; la potete vedere nello splendore del colore rinato sull'articolo linkato più su. Vista?
Figo come si accendono i colori vero? Benissimo ora apriamo Photshop CS, una fetecchia di applicazione ormai, nel campo dei  programmi di fotoritocco, io mi sono fermato di contarli a 5.

Giochiamo con le funzioni di ritocco dell'immagine, sull' immagine pre-restauro

Giochiamo un pò con la funzione di tonalità/saturazione

 Qui invece giochiamo con la funzione di correzione selettiva dei colori, nel caso specifico mi limito al bianco, che ve ne pare del risultato finale?
Questa è la scan originale, che ho trattato io dal mio chiodo anteguerra di casa, sul link invece potete ammirare la scan letterata e restaurata dal solito furbacchione. Che a sentire lui, ha alzato i prezzi in maniera esorbitante.
Per il lettering non ci vuole nulla, selezionate un pennello, selezionate il colore bianco, e sbianchettate i baloon dopodichè con lo strumento testo li riscrivete in italiano.
Vi giuro che non ci vuole sta scienza infusa per farlo. Non a questi livelli.
Però da profano direi che il risultato finale, non è dissimile dal costoso restauro, o no?
Costo dell'operazione?
Boh in termini di tempo...direi trenta minuti?  Monetario? Zero.
Non ho pagato grafici nel farlo, ma pure se avessi dovuto farlo, quanto avrebbero potuto scucirmi, per un lavoro così? Per smanettare un poco sui contrasti e sulle funzioni dei colori?
Onestamente? Non lo so, ma costerebbe più o meno di una licenza Titan?
Sono un povero incompetente non lo so, qualche sedicente personaggio vuole presentare gli scontrini ele fatture?
Ma si parlava di restauri, ora voglio che vi soffermate su questi particolari che ho evidenziato sempre nella tavola originale
:
 Nei riquadri in rosso ho messo in risalto le imperfezioni delle tavole orignali, le vedete? Forse spariscono in questo fantomatico restauro che fa levitare paurosamente i costi?
Ma no ovvio che no, maddechè come se dice a Roma. Le vede anche un cieco, quindi, caro mio, ma che resaturo è? Ma de che stamo a parlà?
Ho trovato un altro editore che si è lanciato nell'avventura del riproporre materiale Golden Age restaurato, ma il restauro che operano in questa edizione è di tutt'altra levatura.
L'opera è consultabile gratuitamente al link seguente:
E vi prego di leggere l'interessante paragrafo firmato dal maniacale restauratore, Daniele Tomasi a pagina 81. Io direi che di differenze qualitative ce ne sono a pacchi. Persino io povero incompetente con dozzinali conoscenze del fotoritocco.
Il costo di questa iniziativa? Vi rimando al sito dell'editore:

ma anche in questo caso, direi che in termini di competitività, dal punto di vista del lettore, il furbacchione che ha inspiegabilmente dipinto un bersaglio sulla mia maglia, non ne esce proprio del tutto vittorioso.
Questa costa, euro in più euro in meno, lo stesso, (parlando da lettore che sborsa), ma la cura dell'edizione è senza pari, e non solo paragonandola all'iniziativa del furbacchione, credo che il lavoro della DTE esce vincente con qualsiasi altra proposta simile. 
Bene ho finito, e direi che con questa non torneremo più sulla vicenda. ora il furbacchione, puo darmi dell'idiota fino alla fine dei miei gorni.
Baci ai pupi e buon anno.
Stasera o domani , vi tocca il Best and worst of 2013 secondo Fumettopenia.
Il Vostro affezionatissimo povero incompetente a caccia di "Like".
Cardillo Gennaro.

PS Sempre per la cronaca e per la trasparenza - il link dell'articolo su Fumetto d'autore mi è stato mandato in pvt su Facebook da persone che lo hanno visto, ed hanno ritenuto il caso avvertirmi, io avevo dimenticato il furbacchione e la sua ciurma di simpatiche canaglie da tempo.