Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.

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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

martedì 25 giugno 2013

Man of Steel l'opinione di Fumettopenia

Quante ne sto sentendo su questo film, ho letto un' imbarazzante quantità di commenti negativi al riguardo, che quando la cassiera mi ha passato il biglietto, ho pensato: "Stai calmo, non può essere peggio di Daredevil, non lasciarti influenzare da qualche opinione letta in giro scirtta da qualche hypernerd o dai marvel-zombie"
Su facebook i commenti selvaggi si moltiplicavano come batteri in una sacca di pus, e mentre scorrevano i trailer dei prossimi film in uscita, una sorta di Neon Genesis Evangelion, firmata da Del Toro, del quale credo che farò tranquillamente a meno, pensavo proprio a quelli, a quei commenti indignati, tipici dell' Italia pallonara, quelli che se ce fossi stato io in panchina usavo uno schema diverso.
E sono proprio felice di essere uscito dalla sala contento e soddisfatto, Snyder ha diretto un gran film, e Nolan ha scritto una sceneggiatura deliziosa.
Il film è bello dall'inizio alla fine, è un geniale pre-Clark Kent, perchè come diceva il Bill di Tarantino: "Superman non diventa Superman, Superman è nato Superman; quando Superman si sveglia al mattino è Superman, il suo alter-ego è Clark Kent" 



E qui c'è appunto un Superman, torturato dalla sua diversità, via la macchietta dell'adolescente ansioso di sfondare nel football, qui cè un ragazzo messo in guardia dal padre adottivo dalla volubile natura umana, nei flashback del film, c'è tutto il meglio del Superman scritto da Geoff Johns e Joseph Michael Straczynski.
La Kripton Nolaniana, è una miniera di gustose citazioni: Matrix (i figli coltivati), Hickman ( la società geneticocentrica dei Figli del Domani del Richards Cattivo nella quarta stagione degli Ultimates), c'è il terra-forming del Gundam di Y. Tomino, o se volete dell' Aliens scontro finale di Cameron, ed è proprio grazie a questo concetto che Nolan spiega alla grande la Fortezza della Solitudine sepolta tra i ghiacci.
Il nazionalismo militaresco che muove il personaggio di Zodd, suscita il delizioso Deja Vu per la Kripton del Superman di Alan Moore - L'uomo che ha tutto, e pazienza se si manifesta ai terrestri apparendo sui monitor le tv ed i cellulari di tutti il  mondo, e pazienza se, cito l'Antro Atomico del Dott. Manhattan:
"Gli alieni ti mandano la newsletter", d'altronde Bendis in Secret Invasion ha fatto la stessa cosa.
Pazienza se c'è una pennetta usb che contiene l' IA di Jor El, un cristallo forse avrebbe suscitato meno ire e sollazzi?
Un applauso a Nolan, altro che critiche, che trova lo spazio per citare anche la miniserie di Busiek-Immonen, negli ultmi cinque minuti, unica parentesi dove la sceneggiatura fa sorridere per la soldatessa che trova Superman sexy.
Questo film ripeto, è fantastico, IMHO, opinione che credo valga quanto i feroci commenti che si leggono in giro, argomentare le critiche dicendo che ci sono "dialoghi agghiaccianti" e "piattezza narrativa"...cioè, è un film su Superman, se vuoi ricchezza c'è Sorrentino nella sala di fianco.
Nolan si concede qualche licenza, è vero, la morte di Jonathan Kent per esempio è meno stilosa di quella in All Star Superman, i cambiamenti su Lois Lane, ok, è verò ve lo concedo, ma non mi sembra giustifichino questa gogna .  X-Men l'inizio, con Xavier coi capelli e lo stupro cronologico e caratteriale fatto trasversalmente su tutti i  personaggi, a me, a quei tempi, sembrò molto più irritante e stucchevole.
Il mio consiglio è di andare a vederlo, anche più di una volta, Snyder confeziona scene, di impareggiabile bellezza, scandite da una colonna sonora epica di Hans Zimmer (Il Gladiatore, La sottile linea rossa,  L'ultimo Samurai), uno che sa bene come esaltare musicalemente fotogramma dopo fotogramma.
E Cavill, etichettato prima ancora di essere visto, su forum e blog come l'ennesimo manzo inespressivo, e magari chi lo critica, c'ha la fisionomia del pacco da sei, e del McChiken de Luxe è perfetto per la parte, è un dio greco, una statua in carne ed ossa che impersona alla perfezione la possenza dell'uomo d'acciaio. Dai lineamenti duri e lo sguardo dolce, Reeve, dalla sua meritatissima nuvoletta, checchè ne dicano i soliti nostalgici puristi, non ha nulla di cui lamentarsi sulla scelta dei suoi successori. 
Bravo Cavill, bravo Snyder, bravo Nolan, bravo Kostner, bravo Crowe, bravo Shannon Terence Stamp, puo ritenersi soddisfatto per l'erede, brava Amy Adams, mi eri piaciuta in Julye e Julia, ti ho adorato in The Fighter, e mi sei piaciuta qui, nei panni della bella Lois Lane.
Grande sceneggiatura, grandi scene, grandi musiche, un film deve fondamentalmente divertire, e questo lo fa per 145 minuti, Fantastici Quattro, Daredevil, Spiderman 3 o il recentissimo First Avengers hanno fatto altrettanto? Ma anche no. Io con Cap mi sono addormentato.
Filate al cinema Superman è tornato....baci ai pupi.

venerdì 21 giugno 2013

I Fantastici Quattro Marvel Now

Ce li hanno giustificati in tutti i modi i loro rincari gli editori: benzina, materie prime, costi di licenza, e ormai visto chè l'umanità si abitua a tutto, anche noi nerd, (checchè se ne dica, siamo anche noi umani) ci siamo abituati anche a vedere la nostra amata passione prezzata nelle maniere più disparate, mi viene da segnlalare per esempio, il volume della Bao dedicato al nuovo capitolo della Lega degli straordinari gentlemen, meno di 60 pagine in formato ridotto, vendute alla modica cifra di 13,00€, e l'assurdo è che c'è pure chi ringrazia.
Ma visto che si parla di edizioni più popolari, e non questi brossurati in similpelle di coccodrillo, possiamo dire che il trend affermatosi è quello dettato dalla Panini - tra i 3,00 ed i 3,50, salvo collane con foliazione maggiore, che ospitano comunque un solo personaggio o gruppo o una sola miniserie, come per esempio i Marvel Mega o come diavolo si chiamano adesso.
Ora però, c'è questo nuovo  formato Panini che ospiterà la gesta della famiglia Richards, che sembra una giusta via di mezzo -  2,90€ per 48 pagine, sono solo 10 centesimi in meno rispetto ai 3,00€ della collana Marvel Tales, non è nulla, ma la sua forza non sta solo nel prezzo, che comunque manco a dirlo, come operazione di marketing stravince sul pessimo spillato Lion da 30 pagine o poco più, formato che ospita una sola storia, copertina morbida e zero editoriali, venduto a 2,50€, che continua ad esistere nonostante a mio parere si sia rivelato un fallimento completo: basta vedere l'elitaria Before Watchmen, o sarebbe più onesto dire le rese dell'elitaria, che brutta fine che hanno fatto.
Quindi brava Panini, lo vedi che quando vendi effettivamente quello che pubblicizzi arrivano solo complimenti?
 La nuova serie dei Fantastici Quattro contiene due storie complete, collegate, compatibili, e tutte e due fedeli a quello che recita la copertina, in questo nuovo mensile, non ho trovato traccia della furboneria che ho riscontrato nel numero 1 di Thor Marvel Now, di cui abbiamo già parlato e discusso sia qui, sia sulla pagina Facebook dell'editore Modenese.

F come Fantastic....ma anche come Fraction.

Non avrei mai immaginato che tra tutto il Marvel Now in uscita, io ripiegassi sui Fantastici Quattro, eppure è stato un colpo di fulmine, questo formato mi ha piacevolmente colpito, in un solo albo, due serie nuove, due pointing start, senza pagine extra superpagate piene di recuperi indesiderati o serie minori indigeste.
Per giudicare le serie è un pò presto, e il signor Fraction sa essere così mutevole nelle sue sceneggiature, che vanno dalla qualità infima (Flop it Self e il suo passato Thor) al piccolo gioiellino da collezione (il prossimo Hawkeye disegnato da Aya). Quindi bisogna aspettare per dare un giudizio , diciamo subto cosa non ci è piaciuto di questo album: M. Bagley e M. Allred, eh si a me personalmente non piace nessuno dei due, Bagley è diventato molto più sporco dai tempi in cui disegnava le risse tra l' Uomo Ragno-Venom ed il neonato (a quei tempi) Carnage, ora il suo tratto è più veloce, meno accurato, molto inspiegabilmente anni '90. Ricco di quella cinetica caciarona, nonchè una dozzinale cura dei particolari, che stanca gli occhi.
E poi c'è Allred, un disegnatore del quale veramente non mi spiego il successo nel mondo dei comics, come illustratore ci si può anche stare, quel suo stile volutamente lisergico sembra fatto apposta per il mondo dell'illustrazione pubblicitario, ma un intero fumetto...uno storytelling, a mio parere, la dinamica delle tavole viene pesantemente menomata da quel tratto così spesso, che sacrifica movimenti e plasticità,  le anatomie molte volte sono sconclusionate,  ed i visi dei personaggi sono tutti uguali, e si riescono a distinguere solo per l'acconciatura, il colore dei capelli ed il costume, ma sembra che sia quotatissimo ultimamente nell'ambiente ed il suo stile così dannatamente pop, sembra essere molto apprezzato da critica e lettori.
Io non riesco a digerirlo, quindi spero che resti il meno possibile ai disegni della Fondazione Futuro.
Ma si diceva di Fraction - lo scrittore di Flop it Self, nota anche come la sagra del martello, ha un duro compito, deve tenere alta la godibilità di una serie che grazie ad Hickman, ha ritrovato una grandezza che forse non vedeva dai tempi di J. Byrne. Al tempo stesso tale compito è persino facilitato, durante la sua gestione (che io ancora non ho letto, e spero finisca in volume al più presto), Hickman ha arricchito il cosmo dei Fantstici Quattro di una quantità immensa di personaggi interessanti, e Fraction ha a disposizione un olimpo di facce più o meno nuove, con le quali speriamo riuscirà a regalarci delle belle evasioni.
Il voto finale è una sufficienza speranzosa, nel primo numero non succede quasi nulla, più che altro si gettano le basi per il futuro (nel vero senso della parola), però siamo fiduciosi, quindi si decisamente il numero 2 si prenderà. Nonostante Allred e Bagley.

L'edizione italiana

Non potendo addossre a Panini la colpa sugli illustratori delle due serie, posso sempre rifarmi sull'editoriale di Giuseppe Guidi, veramente scarsino, la copertina recita NUMERO 1- ora questo reboot Marvel, è davvero strano, non bisogna chiamarlo così, perche non è in pratica un reboot, eppure la numerazione ricomincia daccapo, ed un nuovo lettore che leggere Numero 1 sulla copertina, può rimanere abbastanza interdetto da queste pagine, in cui tanto per essere chiari, il fumetto ha così tanti legami con la passata stagione di Hickman che  non si capisce nulla.
Fantastici Quattro è si un numero uno, ma è strettamente legato alla run appena conclusasi, e qualche nota in più andava messa, per aiutare la lettura invece che citare solo il fatto che la famiglia di supereroi ha visto i natali nel lontano 1961 per mano di Stan lee e Jack Kirby.
L'albo è letteralmente saturo di personaggi che possono apparire nuovi agli occhi dei neofiti, ed io siccome lo sto inspiegabilmente promuovendo, voglio dare una mano alle nuove leve con delle noticine che avrebbe dovuto dirvi l'editor della testata.

Note a Margine:
Come detto, Hickman ha creato una run spettacolare del quartetto, e durante la sua gestione, nella quale era presino momentaneamente morta anche la Torcia Umana, ha introdotto ed arricchito scenari, personaggi e villain di una delle serie più vecchie in casa Marvel, come la zona negativa, tanto cara al buon Byrne, Galactus, i talpoidi e persino Destino.
Ecco chi potrebbe lasciarvi spiazzato in questo album e Guidi non si è preoccupato di presentarvi:
Dragon Man - è un androide, vecchio nemico dei Fantastici Quattro, qui lo vediamo in una versione upgradata (si può dire così?) da Valerie Richards, la figlia di Susan Storm e Reed Richards, piccolo genio membro della Fondazione futuro insieme al fratello Benjamin. Tra gli altri bambini che ritroverete nelle pagine del primo numero della Fondazione Futuro ricordiamo:
Alex Power, dei Power Pack, supergruppo di bambini Marvel creato ala fine degli anni '80, Artie e Leech, due mutanti, apparsi nelle pagine di X-Factor, primissima serie. Artie era una sorta di telepate, ora non ricordo molto bene, ma mi sembra che riuscisse a proiettare le immagini mentali di quelli che riusciva a toccare con la sua mente. In pratica fu uno dei primi ospiti insieme a Rusty Collins, dei finti cacciatori di mutanti noti come X-Factor. Leech invece, a dei veri cacciatori di mutanti è sopravvissuto, infatti faceva parte della comunità di mutanti reietti che vivevano nelle fogne: i Morloch? Trucidati durante il massacro mutante.
Bentley-23, characters che promette tanto divertimento, è in realtà il clone di Wizard, vecchia nemesi dei F4, visto ultimamente come membro della Intelligencia.
Tong Korr Turg e Mik, fanno parte della razza dei Talpoidi.
Medusa, è la regina degli inumani, moglie di Freccia Nera, sarà membro della nuova Fondazione Futuro.
Questo Ant-Man,  è Scott Lang, inventore squattrinato, che per salvare la figlia, e pagargli  una costosa operazione cardiochirurgica, tanti anni fa rubò la tecnologia di Henry Pym. in una memorabile storiella apparsa su Iron Man Play Press.
Onome, è la figlia di un ingegnere del Wakanda, nazione africana, scientificamente avanzata, che ha dato i natali a Pantera Nera.
Darla Deering, attuale fidanzata di Jhonny Storm è nota anche come Ms. Thing, di cui purtroppo non so dirvi assolutamente nulla. Io per via dei capelli l'avevo scambiata per la compagna di Jhonny ai tempi della run di Millar, ma sono quasi certo di sbagliarmi.
Beh, la mia conoscenza si ferma qui, più o meno, però direi di aver buttato un pò di luce chiarificatrice, su alcuni personaggi, considerando che è gratis non voglio sentire lamentele.
Conlusioni
F4 si proverà, nonostante l' handicap degli illustratori e l'incognita dello scrittore, credo questa edizione , questo formato, insieme al proliferante formato bonellide, sia un ottima proposta e risposta alla crisi, ed alle esigenze dei lettori. Un albo centrato, fedele alla sua copertina e coerente per contenuti.
Riconosciamolo ad un editore che per ora non ha entusiasmato troppo con l'invasione  Marvel Now. sopratutto con la geografie delle "nuove" testate.
Baci ai pupi.

lunedì 17 giugno 2013

Arriva il Marvel now senza Marvel Now.

Sottotitolo - Ribic, dobbiamo smetterla di vederci così!


Del tonante Marvel now abbiamo già letto i primi numeri in lingua originale, lo abbiamo letto e ci è piaciuto. In verità ci è piaciuto moltissimo, ecco perché troverete questo pezzo decisamente velenoso.

Ci è piaciuto principalmente perché la serie di Aroon, è staccata dal resto dell'universo in mutandoni Marvel. Thor balla da solo, per così dire, e fortunatamente, perché in un universo leggermente Vendicatori-centrico, ci voleva qualcosa che ci permettesse di staccare la spina.

Una saga dai toni epici che ben si sposano con il personaggio. L'asgardiano nella sua prima storia targata “Now”,  deve vedersela con un uccisore di dei, un personaggio che pare aver già incontrato durante la sua gioventù, una deliziosa miniserie che corre (oltre che nello spazio) anche nel tempo della vita del figlio di Odino, grazie ad una eccellente sceneggiatura dell'ottimo Jason Aaron, che confeziona un thriller ultraterreno, con tanto di killer seriale specializzato in divinità. Bello.  Ad impreziosire il tutto le matite del buon Esaad Ribic, sublime come sempre, che con questo characters ci ha già regalato tante belle emozioni, nella miniserie Loki, o ancora negli Ultimates di Hickman.

Ed oltre le righe già spese in passato, non c’è molta altro da dire sulla nuova gestione di Thor.

E se sapessi l’inglese a menadito, non mi creerei davvero alcun problema, direi addio alla Panini e mi dedicherei solo ed esclusivamente alle edizioni in lingua originale.

 

Marvel Now - I’ve only fallen in love twice – once with Uncanny Acvengers, and once with Thor God of Thunder.

Sid Vicious non me ne vorrà per la citazione, è morto.

E, credo, nemmeno i suoi fan - questo Marvel Now non mi sta prendendo poi più di tanto, il motivo credo sia da attribuibire a questa mia intolleranza verso gli spillati, e verso l’utopico (ed inutile) allineamento con la produzione americana.

Il nuovo Thor, è finora credo il più deludente della scuderia delle nuove testate Panini, magari dal numero due le cose cambieranno, non lo so, spero (per voi), ma ci vuole una gran bella faccia di bronzo per pubblicizzare come nuova una testata, sto recipiente di vecchie robe, e che a parte le 20 pagine di Aaron-Ribic, contiene materiale, finito nel dimenticatoio, e rifilatoci qui a tradimento, dietro l’ammiccante bollino “numero da collezione. Collezione?  maddechè?

Possibile che questo insipidissimo annual scritto da De Matteis finora non abbia trovato spazio, se non qui, nel primo numero che dovrebbe celebrare la “nuova generazione” di fumetti Marvel? E che dire delle altre due storielle insulse?

Tre pagine degli Young Avengers, ed una ridicola storiella sulla giovinezza di Thor, che sembra uscita dalle pagine del correire dei piccoli, per disegno e colori, palesemente ripescata dal materiale ancora (giustamente) inedito,

3,50€ per un albo targato Marvel Now, che diMarvel now  contiene solo 25 pagine scarse - alla faccia degli amanti della teoria: di cosa ti lamenti? In Italia paghi tre storie al prezzo di una.

Un cazzo, e scusate il francesismo, per quanto ami questa run, per quanto ami Thor, Ribic e Jason Aaron, non credo andrò oltre il primo numero, che ho preso e letto oggi, e che per la solita storia che in Italia lavoro e passione non sempre vanno d’accordo,  (parlo della distribuzione) sono stato costretto a prendere nella versione cover B, un orribile disegno della nuova passione dei marvel zombie: Scottie Young, il tipo reso misteriosamente famoso da tavole in cui che fa sempre le stesse anatomie, ma cambia i costumi, disegnando dappertutto questi baby Marvel, divertenti, per amor di dio, le prime due o tre volte, che le vedi, ma che ora hanno anche un po’ abbastanza fracassato  le valvole spermatiche.

Non era meglio che questa prelibatezza per “palati fini” finisse relegata in fumetteria, regno incontrastato delle cover, ed in edicola finissero solo le regular?

Non per me, ma vorrei chiedere alla Panini, se sperava davvero di ammansire nuovi lettori, con un albo dalla cui copertina si realizza sia un albo per bambini con disegnini da colorare.

Grazie Panini, ero veramente preso da questo nuovo Thor, ero veramente tentato di ricominciare uno spillato, ma  mi hai fatto passare alla grande la voglia, beato chi si contenta, sono curioso di vedere come evolverà la geografia degli spillati della modenese da qui a breve quando  si dovranno rimescolare le carte visto che oltreoceano alcune serie stanno già chiudendo i battenti.

Nel caso di Thor, dal numero due dovremmo vedere la nuovissima Journey into mistery, con la bella Lady Sif  di She-Immonen e Valerio Schiti, valorizzata dai lisergici colori di J. Bellaire, una serie tanto celebrata quanto…chiusa.

Journey  into Mistery, infatti per quanto benvoluta dalla critica che conta, chiude i battenti con il numero 655, quindi dopo appena, aiutatemi se sbaglio, 10 numeri.

Beh sarà interessante vedere se i Marvel zombie italiani si rivolteranno contro la Panini come hanno fatto i fan della DC con la Lion, che dopo un anno di pubblicazioni ha dovuto riconfigurare la geografie delle loro testate in virtù delle molte chiusure.

Mah staremo a vedere, io passo, se riesco terrò gli occhi puntati sul mercato dell’usato, più che altro per godermi almeno i primi 5 numeri di questa Sif, che ha nel disegno il suo lato più appetitoso, e che dubito troverà una ristampa monotematica, visto la cattiva pubblicità che si trascinerà dietro il tam tam della chiusura prematura.

Per il tonante non mi preoccupo - un Thor con questi nomi, verrà sicuramente volumizzato, quindi mi armo di pazienza e aspetto, e guai a voi se mi spoilerate qualcosa.

Insomma se non si fosse capito per me finora il Marvel Now italiano è un mezzo fallimento, non tanto per la qualità delle storie, troppo presto per giudicarle, ma per il confezionamento, sono per così dire tra quelle vittime che non approvano nemmeno uno degli abbinamenti scelti dalla Panini, nel caso di Thor poi l’irritazione è doppia, un primo albo Marvel Now – Non Marvel Now.

E mi congedo con delle domande: ma è davvero un bene questa nuova politca del prendere le licenze in blocco? Prendere cioè in concessione tutte le storie di un editore? Anche le più brutte? Anche quelle che non raccolgono consensi?Anche quelle che chiudono? 

Ma Hulk e i Difensori non ha davvero insegnato nulla?

Fa davvero bene ai Marvel Fan questo allineamento? Mah, io alla luce di questo volume direi proprio di no. Non sarebbe meglio aspettare e proporre al lettore italiano cose davvero valide?

A cosa mi serve un numero uno di una testata, Marvel Now senza Marvel Now?

Ma sono l’unico a notare il raggiro? Lo shopping compulsivo è arrivato anche in fumetteria?

Cosa sono queste tre storielline inutili se non albi comprati all’ingrosso, che in qualche modo prima o poi il lettore deve comunque pagare?

Per non parlare delle millemila Variant, cioè sono davvero troppo vecchio per gasarmi per queste robe…

Voto finale 5. Si aspetta l’immancabile volumazzo.

Baci ai pupi.

 

 

mercoledì 12 giugno 2013

Dragonero - Il Fantasy Made in Italy

"Presentare una novità in edicola di questi tempo può apparire persino un pò folle, ma le crisi che ciclicamente colpiscono anche il mondo del fumetto non hanno mai impedito alla nostra casa editrice di proporvi nuove idee, sfidando le difficoltà del momento" Davide Bonelli sul primo numero di Dragonero.
Ora ad essere maligni , una nuova serie fantasy, con tanto di Draghi e Maghi, con tutto il trambusto che sta facendo Games Of Thrones, mi sembra l'unica scelta tutt'altro che folle per consolidare una posizione di vantaggio in edicola. Ma sarebbe una maligna provocazione, e poco altro, d'altronde il deja-vu è solo iniziale, e non che poi Martin adesso, ha il monopolio di draghi, castelli picche e cavalieri, per ora Dragonero in comune con GOT, ha solo il fatto che di draghi se ne parla molto ma si vedono poco, e che a stargli troppo vicino di rischia di finire in carbonella. Stop. Nient'altro.
Anzi direi che più che la fantapolitica medioevale delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, Dragonero, ricorda più il vecchio Dungeon and Dragons, Maghi, Draghi cavalieri ed Orchi.
Attenzione. Questo Dragonero, perchè il romanzo a fumetti Bonelli uscito nel 2007, ed oggi venduto a prezzi tipicamente italiani su Ebay, aveva molto  in comune con l'opera di Martin, tanto da rischiare una bella denuncia per plagio, è vero la Barriera è stata ribattezzata Il Grande Vallo,  una muraglia che taglia longitudinalmente il continente separando Erondar, (la terra di mezzo di Tolkien, o se volete la Westeros di Martin) da Varliendar, la terra dei draghi Bonellide, detta anche Regno Oscuro, abitata da esseri misteriosi ed alieni, gli Algenti, gente strana tipo quella che riunisce Mance Ryder, e sentite l'ultima, questo Grande Vallo è presidiato da uno speciale ordine di Cavalieri: Le Guardie Rosse, e sì perche I cavelieri della Notte, per gli amici i Corvi Neri erano già stati presi.
Ma che ci crediate o meno, non sono qui per parlar male di questo nuovo fumetto, tutto questo, nel nuovo numero uno non compare affatto (per ora), e non credo comparirà, proprio per le inquietanti somiglianze con la fortunata saga dello scrittore statunitense.

Lasciamo perdere il passato,d'altronde vi sconsiglio ampiamente l'acquisto di questo mattone bonellide, non perchè sia brutto, io lo sto leggendo proprio in questi giorni, preso in prestito da un bonelliano fervente, ma perche costa -adesso- la spropositata cifra di 99.00€, ennesimo esempio di come in Italia, a parecchie persone il cervello scorreggi, letteralmente . 

Quindi in sostanza Dragonero #01 come è?
Ma è carino, tutto sommato si lascia leggere tranquillamente, se non co di aspetta un capolavoro, il punto forte sono i disegni di Giuseppe Matteoni, puliti, chiari, con personaggi  ben definiti, sia nei campi lunghi che nei piani.
Nelle prime pagine, si assiste ad un ipercinetico inseguimento per i tetti di Baijadan, degno persino dei primi minuti del film Casino Royale di 007, con le sue scene di parkour.
Matteoni e la sceneggiatura di Enoch e Vietti  sfruttano al meglio le risocate misure delle tavole bonelliane, suddividendo le stesse, in una maniera mai monotona o ripetitiva, se do considera la tradizione dell'editore, una scelta a vantaggio del ritmo della narrazione, che veloce se non fresca,  fino all'ultima pagina.  
La storia, se si soprassiede alla quantità imbarazzante di dejavu,  è per adesso quasi interessante: Ian Aranill, fa parte di una famiglia di cacciatori di Draghi, lui è la sua spada, tagliatrice crudele, (che però come nome non batte, nè Lungo Artiglio e tantomeno Durlindana), hanno affrontato ed ucciso uno degli ultimi Draghi Senzienti al di là del Grande Vallo, e nel momento in cui leggiamo, è insiema alla sua compagnia: un Orco, Gmor, un' elfa, Sera,e la bella Tecnocrate Myrva, alle prese con una indagine su alcuni trafficanti di armi, che sembrano essere venuti in possesso di una temibile arma chiamata Fango Pirico, una soluzione altamente combustibile, che brucia persino in acqua, e se la cosa vi fa pensare all' Altofuoco, non è certo colpa mia. Con il quale lo stesso Ian ha già avuto a che fare in passato.
Comunque nel complesso Dragonero, è budget permettendo, da tenere in considerazione, come esperimento fantasy direi che è riuscito, teniamo presente che come genere stesso, il fantasy come stile narrativo, ha regole estremamente rigide, e vive di citazioni, di opere divenute dogmatiche per il genere.  Certo 98 pagine sono un pò poche per giudicarlo senza riserve, e sono un po troppo care a 3,30 euro, certo personalmente non ho apprezzato le sfumature un tantinello steampunk, dell'ordine dei "Tecnocrati", una lincenza che ha introdotto nel fumetto oggetti o termini leggermente anacronistici, è il caso della bella Xara, che usa occhiali schermati, binocoli, ed il termine "operai", parola che tecnicamente verrà usata solo millenni dopo a cavallo della rivoluzione industriale. 
Ma direi che a parte questi difetti sparso il primo numero di questa nuova testata Bonelli non è del tutto disprezzabile, la storia si interrompe, quindi suggerisce una narrazione continua, diversa da quella di Dylan Dog  e co., con storie che trovavano epilogo al massimo in 2 uscite. 
E gli autori hanno già annunciato un blog, l'immancabile pagina Facebook, ed addirittura un mappa del mondo su cui si muovono questi cavalieri de noantri, disponibile sull'appstore. Insomma ci si adopera quel che si può per tenere alta la godibilità.
Senza spoilerarvi più di tanto e senza approfittare oltre delle vostre cellule cerebrali, chiudiamo con il dire che Dragonero tutto sommato tiene la sufficienza, in buona sostanza, si è lasciato velocemente e merita una seconda opportunità, gli scrittori Enoch-Vietti hanno dato modo di sapere impostare una trama tutto sommato intrigante, veloce, certo con una sceneggiatura non sempre solida, ( il comportamento disponibile dell'Orco durante l'incontro col protagonista alla fine dell'incursione ai danni della sua gente, è quantomeno irreale). Quello che alza la media peró sono i disegni di Matteoni che spero resti sulla serie un bel pò.
Baci ai pupi.

DRAGONERO #01- Il sangue del Drago di Enoch-Vietti-Matteoni. Brossurato ed. Sergio Bonelli. 98 pag. B/N 3,30€

sabato 8 giugno 2013

Le suore Ninja della Star-comics



Ne ha già parlato Dario di queste Suore Ninja, e sull'onda dei suggerimenti entusiasti che ho sentito in giro mi sono deciso a rimediare i primi due numeri di questa serie. E devo dire che sinceramente non ho ben capito, se dovevo ridere e quando dovevo ridere.
96 pagine di non-storia, tenute insieme da una catena di luoghi comuni, scandita da battute agghiaccianti, come i riferimenti al banchiere Calvi o l'omicidio della Claps.
Un ordine segreto di suore addestrate in Giappone, per affrontare il male che minaccia i Ministri della Fede Cattolica.
L'unica cosa che ho trovato davvero divertente in questo fumetto è stata la matita di Vanessa Cardinale, una deliziosa distorsione underground delle anatomie disneyane che di fatto sono l'unica cosa gradevole di questa miniserie bimestrale targata star-comics.
La sceneggiatura di La Rosa invece, mi spiace essere così drastico, fa acqua da tutte le parti: non diverte e fa una satira qualunquista, in alcuni passaggi imbarazzante persino per chi legge.
Parlare male di un fumetto non è mai una cosa facile, in Italia poi il blogger che parla male di questo o quel l'autore, è ridotto a "rosicone invidioso del suo successo".
Eppure questo Suore Ninja non mi ha trasmesso assolutamente nulla, se non una noia mortale. Il target di questo fumetto? I ribelli e gli anti-conformisti che identifichereste nella canzone degli Skiantos di Freak Antoni: Sono un ribelle mamma.
Credo che i fenomeni, in ambito fumettistico, siano una cosa rara, in Italia poi, ancora meno - per esempio io non riesco ad andare oltre la quinta pagina di un qualsiasi volume di Zerocalcare, il fenomeno editoriale italiano degli ultimi tempi, ed io non lo capisco, ne riesco nonostante mi sforzi di farmelo piacere.
Le suore sono uguali, un fenomeno nato on line, un martellante tam tam mediatico, che vi appanna ed appiattisce i gusti, ammaliandovi con le onde del wifi, ed ecco che un fumetto smette di essere tale, e diventa un brand, un logo, una moda, la festa del momento a cui sei quasi obbligato a partecipare, perché ci vanno tutti, io c'ero, tanto sono solo sei numeri, e pazienza se i primi due non dicono assolutamente nulla, pazienza se non si va oltre una dozzinale satira anticlericale.  Allora ben venga la feroce satira anti fascista di Spataro nella sua Ministronza, l' impietosa striscia dedicata alle Non-gesta politiche della Meloni. Ho trovato persino irritante l'omofobia di Giovanardi, una satira politicamente innocua, su un personaggio di cui ci si dovrebbe auspicarne e promuovere il tramonto politico, ignorandolo, figuriamoci trasformarlo in Hulk. 


No Suore Ninja è davvero brutto e pazienza se mi beccherò un bel "rosicone" per il commento negativo.
Baci ai pupi.

mercoledì 5 giugno 2013

In finale Before Watchmen...



Ok tiriamo le somme megafinali per Before Watchmen, immaginatevi se sta recensione ve la presentavo tutta in una volta, vi conosco, non la leggeva nessuno.
Quasi vi vedo davanti al monitor,  “Ma che è matto questo?! Ma chi te se fila Cardillo, ma scrivi meno, porco Giuda!”
Meglio così, che ve l’ho propinata a piccole dosi, sempre detto io: a rate è meglio.
Comunque immagino che ‘sto Before Watchmen vi ha un po’ anche stufato. Specie a quelli di voi che hanno scelto di ignorarlo.
Cioè ne abbiamo parlato quando è uscita in America QUI,  ne abbiamo parlato con l’arrivo dei numeri uno in Italia QUI, ne abbiamo parlato più volte ANCHE QUI e QUI  e ANCORA QUI, ora basta facciamo il totale - commentiamo le restanti miniserie e diamo il consiglio finale, rispondiamo al quesito finale: è da comprare o no?
Dunque, Azzarello decisamente non ci ha preso con Rorschach, o meglio ci avrebbe anche preso, ma ha compresso troppo la narrazione, ed il risultato finale non è questo gran capolavoro, il discorso non riguarda Bermejo, (sublime come sempre).
Con il Comico forse ha dato qualcosina in più, però nella totalità, la comprensione della miniserie risulta troppo legata alla storia contemporanea americana, per apprezzarla appieno credo dovreste essere i classici statunitensi fanatici delle teorie del complotto, altrimenti a tratti vi annoierete un poco durante la lettura.
Anche Cooke non può certo dirsi soddisfatto della sua Silk Spectre, un picchiaduro in gonnella ed allucinogeni,  persino divertente in alcune sequenze, che deve molto della sua poca godibilità, alle matite della brava Amanda Conner, in teoria però, non vorrei risultare uno snob, ma stiamo ricordando una pietra miliare del fumetto, tecnicamente leggendolo non ci si dovrebbe solamente divertire.
Tocca a Minutemen.
Minutemen è da 10 pieno, i sei numeri di questa miniserie, quelli si che sono un piccolo capolavoro, in quelle pagine si vede davvero l’autore tutta la bravura di un autore che meritatamente ha portato a casa svariati prestigiosi Award per il suo stupendo New Frontier.
Minutemen tra tutte le altre miniserie targate Before Watchmen è (insieme a Dr Manhattan) quella  che ha più ripreso lo stile dell’opera originaria.
Alan Moore con Watchmen riscrisse il concetto di supereroe, Cooke plasma ogni singolo membro di quel gruppo, seguendo quelle vecchie regole, regole che hanno poi rivoluzionato ogni singola sceneggiatura del fumetto in calzamaglia da quegli anni in avanti.
Credo che l’autore canadese in queste pagine abbia catturato al meglio tutta la feroce critica e la rivoluzione psicologica con cui Moore plasmò il suo tormentato supergruppo.
Se si vuole considerare Before Watchmen qualcosa di più che una semplice lucrosa operazione editoriale, se si vuole pensare a questa raccolta ANCHE come ad un vero omaggio all’opera massima del grande scrittore inglese, allora questa miniserie di Darwyn Cooke è quella che merita di essere presa come campione.
Cooke in sei numeri ripercorre, scrive e sovrascrive, la storia del gruppo in una maniera eccellente, ma non solo, il lavoro che ha fatto sulla caratterizzazione dei personaggi, non è solo assolutamente sovrapponibile e coerente alla sceneggiatura originale, è, anche nei momenti “inediti”, una compatibilissima appendice all’opera del Bardo.
I Minutemen, in Watchmen, erano un ingranaggio secondario, necessario per la completezza della storia, incastrato alla perfezione nella narrazione, ma comunque secondario, Cooke utilizza e sviluppa l’intero gruppo, e crea, dalle poche nozioni lasciate in eredità da Alan Moore, il bellissimo personaggio di Silhouette, il tormentato Mothman, arricchisce l’arrivismo della prima Silk Spectre e del suo compagno/agente, fornisce plausibili interpretazioni per il Comico, rielabora Capitan Metropolis e soprattutto Giustizia Mascherata. Rivisitato in maniera assolutamente inquietante.
Come già detto più su, Minutemen è da 10, ed è da reperire anche se non si ha alcun interesse nell’opera che lo contiene, vi assicuro che farà godere anche i conservatori contrari a questa iniziativa.
Una grande prosa, adulta, cinica, una grande storia mai banale o scontata ma sempre molto ricercata, intrigante e realista, ed un grandioso lavoro grafico, un Darwyn Cooke ispirato, col suo stile squisitamente TyTempletoniano se mi passate il neologismo, minimalista, semplice ma sempre  dagli standard elevati.
Da leggere e rileggere. Se la nostalgia è la cosa che vi ha fatto avvicinare a Before Watchmen, Minutemen è la cura.

Nite Owl - Straczynski - Cooke 1-1

Se con Dr Manhattan Stracchino ha colto nel segno, con Nite Owl, il personaggio più positivo ed onesto dell'intera schera di personaggi di Watchmen, non è riuscito a comunicare le stesse vibrazioni, la miniserie che racconta l'arrivo del secondo NiteOwl, i suoi primi passi nel mondo della lotta al crimine, il suo Team up con Rorschach, il suo primo amore, rilulta insipida e noiosetta.
Il trucco dell'iniziativa è di prendere un particolare dell'opera originale e dargli una nuova vita, un passato, un origine se volete.
 In Silk Spectre per esempio, vediamo da dove arriva la famosa spilletta, icona del Comico, qui invece Stracchino gioca su una foto che Daniel conserva tra i suoi cimeli della sua passata vita in costume, la foto della Dama del Crepuscolo. Rendendo la donna la prima vera passione dell'eroe. 
In Nite Owl si svela anche l'origine del famoso cartello che si trascina dietro Rorschach quando non indossa la maschera. 
Un indagine  su una serie di omicidi di prostitute, con tanto di finale scontato e pure un pò forzato secondo me, intervallato dai soliti flashback delle infanzie tormentate dei due "eroi", che veramente non trasmette alcuna emozione e che può essere etichettata come la peggiore delle miniserie, da 4, un insuffiecienza piena, dovuta anche ai disegni di Joe Kubert (aiutato dal figlio Andy), scomparso lo scorso 2012 proprio mentre lavorava su questo fumetto. Una matita di 86 anni, ed a rischio di sembrare anche un cinico stronzo, dalle tavole trasparivano abbondantemente tutti.



Moloch - l'unico Villain che tormenta gli avventurieri di Moore rivive nelle mani di Stracchino-Risso, in una miniserie di due numeri in cui il sedicente Moloch è dipinto com un Freak, incapace di essere accettato dalla società in quanto deforme nell'aspetto, motivo che lo spingerà a passare al lato oscuro,  plot abbastanza inflazionato, che fa da terreno di crescita per una miniserie che riscrive quasi da zero (come per Dollarbill), la retrocontinuity di un personaggio che nell'opera principale è un importante ingranaggio nel complicato meccanismo di Ozymandias, belle le matite di Risso, troppo poco presente nel palinsesto fumettistico americano secondo me, fluida la trama che inaspettatamente si rivela di una godibilità insperata, nonostante le poche pagine a disposizione, ed un personaggio che nelle mani di Moore in pochissime tavole sembrava aver detto tutto quello che c'era di interessante da dire.
 
Ozymandias - Il primo lato positivo di Ozymandias che bisogna rendere noto al pubblico sono i disegni di Jae Lee, bellissimi, il secondo è che la storia scritta di L. Wein si struttura come una lettura degli spazi bianchi della serie originale, ossia Wein descrive attraverso il taglio narrativo della biografia, l'evoluzione di Veidt in Ozymandias, e successivamente nell'uomo che si erge a salvatore della raza umana dal disastro nucleare, da sempre un tema caro a Moore. Se l'obbiettivo di Wein era quello di descrivere un genio il cui intelletto lo ha portato ad alienarsi dal resto dei suoi simili, in tal caso l'obbiettivo è raggiunto, la soluzione dell'autobiografia sublima questa situazione, un uomo capace di rapportarsi solo con se stesso, personalmente l'ho trovata un pò lenta ma carina, e credo che nel progetto originale, rappresenti uno delle colonne del Before Watchmen, la sua vignetta finale ha un non so che di suggestivo, chiude un cerchio.
Bellissime i disegni di Jae Lee, come anche molto belli i colori di Chung, il disegnatore imposta per la miniserie, delle gemotrie delle tavole che a volte ricordano lo stile Liberty novecentesco, l'uso che pensavo ormai trapassato, delle vignette tonde incastonate in spalsh page di ampio effetto, nonche anatomie affusolate, quasi Burtoniane.
La godibilità della storia non raggiunge certo  il 10, ripeto, in alcuni passaggi questo tipo di narrazione risulta noioso, però tutto sommato insieme alla miniserie sul Doc Manhattan, e quella dei Muntemen dà un senso all'acquistodi questa iniziativa.

Alla faccia della rarità 

Iniziativa che leggo sul sito Lion tornerà stavolta in edicola, in una nuova versione, che si differisce credo da quella in fumetteria solo per la distribuzione, che dovrebbe cadere  rispettando l'ordine di lettura della storia in appendice sui pirati.
Il fatto che Before Watchmen ritorni in edicola allo stesso prezzo, con una cadenza settimanale, da un ulteriore rinforzo alla mia duplice teoria ossia che tutto sommato Before Watchmen non è andata come speravano, o che non si sono limitati con la tiratura, nel secondo caso sarebbe una bella presa in giro per i lettori che magari si sono affannati nell'acquisto di un opera che ripeto a sentire gli addetti al settore doveva essere a dir poco elitaria, e meno male, immagino che se non lo era finiva addirittura al banco dei giornali nelgi ipermercati. Errevvù ma che mi combini? Queste imbarazzanti incoerenze lasciamole ad altri oscuri personaggi dalle larghe intese, chi vive di fumetti e con i fumetti è gente ben più seria.

In finale?

In finale mi sento di raccomandarla solo ai nostalgici dei personaggi di Moore, ed ai fanatici collezionisti (che però badate bene sappiate come valore non varrà mai una fava visto che nemmeno un mese dopo della sua conclusione esclusiva per le fumetterie, ritorna addirtittura in edicola nella stessa veste, formato e prezzo.
Per chi vive bene anche senza la sua totalità, consiglio la lettura di Minutemen e Dr Manhattan, due miniserie di elevata fattura, che oltre ad essere una buonissima lettura, hanno delle sceneggiature rispettose delle ambientazioni dell'opera originale, e sono illustrate da due grandi disegnatori.
E finalmente con Before Watchmen abbiamo finito!
Baci ai pupi.



lunedì 3 giugno 2013

Le Montagne della Follia








“Le montagne della follia”  - di N.J. Culbard Edizioni Magic Press
Brossurato 128 pagine 15€

Musica nuova in cucina dove la patata è regina

I più attenti che seguono la neonata pagina Facebook di Fumettopenìa, avranno notato che ogni tanto ci sono dei post siglati da JonSnow, ignoro perchè il buon BEEEEP abbia scelto di palesare le sue idee (sua è stata l'idea di fare un profilo Facebook del blog) ed i suoi commenti in maniera anonima, rispetto la sua scelta, anche se personalmente io mi sarei scelto un nome più ricercato: che sò magari avrei firmato i miei interventi Jamie Lannister post -Vargo Hoat.
Comunque, diamo il benvenuto ad ...cazzo stavo svelando l'identità segreta del nuovo redattore di Fumettopenìa, dicevo diamo il benvenuto a Lord Snow, bastardo di Casa Stark che ha deciso di contribuire alla longevità di questa pagina.
Nel ringraziarlo per l'aiuto, vi auguro una buona lettura, una buona serata, ed ovviamente ringrazio anche voi per il tempo che ci dedicate, spero che in queste pagine: il Blog, il profilo Facebook e Twitter fondamentalmente vi divertiate come ci divertiamo noi!
Baci ai pupi. 
Lascio la parola a -jonsnow-

Cari lettori di fumettopenia, spinto dalla passione del mio caro amico nonché Gennaro Cardillo, ho deciso di collaborare con lui alla gestione della pagina FB prima, e del Blog dopo. Per cui in questo piovoso sabato di giugno, chiuso in casa arrabiato per non aver potuto fare la mia corsa quotidiana, con i Cure in sottofondo, ho trovato l'ispirazione per la mia prima recensione. Se ci sono errori vi prego di perdonarmi e di avere pazienza. Non ho la pretesa di scrivere come Umberto Eco o di avere le capacità critiche di Aldo Grasso...ma piano piano e con il vostro aiuto miglioreremo insieme
- jonsnow-

Durante il mio giro settimanale alla Feltrinelli, spulciando tutti gli albi della sezione fumetti con quel misto di pazienza certosina e curiosità morbosa  di cui noi habituè delle fiere del fumetto siamo (inn)naturalmente dotati, mi sono imbatutto in questo recente adattamento a fumetti di un racconto di Lovercraft. Confesso che ahimè non sono un profondo conoscitore dello scrittore di Provvidence, per cui al grido di “non è mai troppo tardi” incuriosito dal titolo e dalla copertina, ho presso il volume e mi sono seduto immediatamente in quelle comode poltrone che sono la delizia di ogni frequentatore della libreria (quando non sono occupate). All'inizio ero un po' scettico, in fondo si parla di una spedizione da parte di alcuni scienziati al polo sud e  di non meglio precisati alieni, cosa di cui, la letteratura e il cinema sono fin troppo  pieni. Poi però, leggendo, mi sono ricordato che H.P. Lovercraft scrisse questa storia nel lontano 1926 e che probabilmente non stavo leggendo l'ennesima versione di una spedizione qualsiasi al polo, ma bensi' “la spedizione,”, ossia la storia che può essere considerata come vera e propria antesignana di tutte i racconti horror e  fantascientifici che hanno contrassegnato gli utlimi 50 anni.   E cosi pagina dopo pagina mi sono ritrovato a vivere con i protagonisti  il loro senso  di eccitazione  prima e di angoscia e smarrimmento poi, di fronte alla scoperta di strani fossili in luoghi dove non potrebbero e dovrebbero trovarsi, circostanza che darà il via al ritrovamento di vere e proprie forme di vita aliene ibernate, di fronte alle quali anche i cani della spedizione sembrano trovare ansia e tormento.








Il tutto in un paesaggio irreale, un immenso deserto bianco all'apparenza quieto, che però nasconde segreti talmente opprimenti, da provocare la pazzia nella mente di chi  è destinato a scoprirli. Ed inevitabilmente, alla follia e alla tragedia conduce la scoperta delle bellissime e inquietanti “montagne della follia” che danno origine al nome della storia, una catena montuosa alta come nessun altra al mondo, dietro la quale si cela un mondo proibito agli umani, un mondo fatto di immmensi costrutti alieni che rivelerà loro ciò che siamo realmente, ossia dei piccoli esseri che si affannano a sopravvivere in un mondo che ospita  altre forme di vita oltre la nostra, forme di vita che sembrano demoni dell'inferno pronte a divorare tutta la fragile civiltà umana. Il tratto di Culbert è essenziale e l'uso dei colori rimanda il lettore nella dimensione di indeterminatezza e paura che pervade i membri della spedizione man mano che si addentrano nella scoperta di un mondo estraneo fatto di architetture  e simboli alieni, di città sconosciute sul fondo dell'oceano e di enormi pinguini senza occhi che sembrano essere i depositari di un
sapere inesplorato. Ed è proprio qui che sta la differenza fra Lovercraft e tutti i successivi autori che ne hanno copiato le idee. In lui non c'e' speranza, c'e' solo angoscia e disperazione, l'uomo non è destinato a scoprire l'ignoto ma bensi a vivere ricordandosi di essere il più fragile degli esseri viventi sulla terra, in balia di forze più grandi di lui di cui non può avere in nessun modo ragione.

“Winter is coming”
-Jonsnow-

domenica 2 giugno 2013

Il ritorno di X-factor - il fumetto non il reality

Ieri ho fatto un salto in fumetteria, mi sono detto, "metti che riesco a trovare qualcosa di interessante".
Ed effettivamente qualcosa di interessante c' era, Panini ...si stavolta sono sicuro che è Panini... ha pubblicato le prime storie di uno dei più appetibili story-arc, e smentitemi pure, oserei dire dei più lunghi della storia dei fumetti Marvel: X-Factor di Peter David.
Una appetibilissima run della quale la modenese ripropone i primi 5 numeri, sulla collana in volumi brossurati Marvel Gold.
Un godibile mix di belle storie, dialoghi intriganti, e tanta satira tagliente,  the Marvel way, della Justice League America del duo Giffen e De Matteis, insomma, con qualche anno sul groppone, con una ironia ed un sarcasmo che oggi potremmo trovare un tantino ingenuotti, ma tutto sommato, cosa fondamentale, divertente da leggere,  inoltre stupendamente illustrata dal disegnatore Larry Stroman, con uno stile pop e lisergico che interpreta alla perfezione l' irriverenza della sceneggiatura.

Un pò di Cronostoria 
I primi X-Factor erano formati dalla squadra originale degli X-Men: Ciclope, Uomo Ghiaccio, Bestia, Angelo e Marvel Girl.
Con il ritorno di Jean Grey nel mondo dei vivi nella storia firmata da J. Byrne su Fantastic Four 286 - "Like a Phoenix!", i primi X-Men decisero di ridare nuova vita al sogno di Xavier.
Usando i fondi di Warren, Ciclope e co. fondarono un' agenzia di X-Factor, che solo apparentemente si proponeva di cacciare e catturare le minacce mutanti, la posa di cacciatori professionisti era ni realtà una facciata, in realtà dopo la "cattura" questi venivano ospitati ed addestrati all'uso delle loro capacità al fine di rinetrare in società e vivere una tranquilla convivenza con gli umani. La serie prosperò per almeno 5 anni, chiuse i battenti nel 1991alla fine della saga del Re delle ombremaxi-evento mutante al termine del quale gli x-men originali ritornarono nelle fila degli X-men di Xavier.
La serie, è il caso ricordarlo diede i natali ad En Sabah Nur, per gli amici Apocalisse, e fu bacino di nascita per numerosi spunti che sarebbero poi stati ripresi negli anni a venire, Cable per esempio venne per così dire concepito proprio in queste pagine, ed anche la metamorfosi di Angelo in Arcangelo è da considerarsi frutto di questa serie, durante il mega cross over "Massacro Mutante".

Lorna Dane di Larry Stroman
Di li a poco ci sarebbe stata la prima rilevante sciagura mutante di Genosha, per mano di Cameron Hodge, altro personaggio nato su x-Factor, consulente di Warren rivelatosi in realtà dopo, un accanito sostenitore della caccia ai mutanti ( il cross-over X-tinction), characters tra l'altro riutilizzato con i Purificatori, i cacciatori di mutanti del reverendo Tolliver...insomma come infarinata meglio fermarci qui, la mia memoria non è più quella di una volta, diciamo solo che erano gli anni novanti, anni della supremazia, in  termini di vendite, degli uomini X, rispetto alle altre serie Marvel, serie comunque qualitativamente alla DC che per darvi un idea negli anni '90 il meglio che sapeva dare ai suoi lettori, era la ridicola "Zero Hour".

Comunque era il 1991, e la Marvel decise di dare un nuovo taglio ad X-Factor, per il rilancio furono convocati Peter David ed il bravissimo Larry Stroman.
La nuova X-Factor naque come organizzazione governativa, l'ennesimo tentativo del governo americano di tenere aperto un canale diplomatico con i mutanti, i nuovi membri erano: Alex Summers (Havok), Lorna Dane (Polaris), Guido (Forzuto), Jamie Madrox (L'uomo multiplo), Rahne Sinclair (Wolfsbane) e Pietro degli Inumani (Quicksilver).

Omicidio Multiplo

Fin dal primo numero, la serie si propone come qualcosa di ben diverso dalla passata incarnazione, come anche dalle altre serie mutanti in corso, dialoghi sicuramente più scanzonati, e trame decisamente più divertenti.
L'omicidio multiplo che da il titolo al volume Panini è il primo evento che la neonata Squadra si troverà ad affrontare, non ho alcuna intenzione di spoilerare nulla della trama, però posso assicuravi che a parte qualche ingenuità della sceneggiatura legata al fatto che si tratta comunque di materiale vecchio di 12 anni, la storia contenuta nel volume è decisamente divertente. Una sciarada in cui David presenta man mano tutti i personaggi della sua gestione, disegnata stupendamente da un Larry Stroman in formissima ed in vena di distorsioni di prospettive, anatomie e geometrie delle tavole, una più bella dell'altra.
Il volume in se sarebbe una buona occasione per leggere il genio di Peter David, credo senza esagerare che sia tra le cose più belle del fumetto seriale anni '90, ed il consiglio di Fumettopenia è di leggerlo.
Leggerlo nell'edizione Panini? Anche.
La precedente edizione italiana è stata abbastanza bistrattata saltellando da una testata all'altra, X-Force , Marvel Miniserie,e se non erro dopo X-men De Luxe, il consiglio che voglio darvi però è quello di tenere presente solo la parentesi Peter David, che ha scritto la testata dal numero 71 al numero 89, per poi riprenderla con numero 200, e se proprio volete leggere di questo Omicidio Multplo, senza spenderci 14 €, magari volete prima giustamente saggiarne la qualità, posso consigliarvi di ricercare i primi svalutatissimi numeri di X-Force, ed.Marvel Italia, n° 3-4-5 che contengono le storie ristampate sul gold, e che potrete rimediare ad un costo non superiore di 1€ ad albo.
Il primo gold contiene in pratica, i numeri 71-76 della serie originale, i tre numeri che consiglio ai più scettici contengono i numeri 71-75, e costituiscono il primo arco completo, il 76 in realtà è un albo evitabilissimo, visto che è un cross-over con l'incredibile Hulk, altro fiore all'occhiello di David di quel periodo, e mi chiedo come sia finito a fare da albo di chiusura per il primo gold dedicato al gruppo mutante, sfido infatti i neofiti a capirci qualcosa di quella storia senza avere sottomano anche i numeri di Hulk, che fanno da incipit e finale al Cross-over.
In sostanza a chi raccomando il volume?
Chi segue X-factor su XMDLP, sono anni che chiede a gran voce la ristampa inegrale del materiale inedito, ebbene ora è stato accontentato, per i nuovi lettori, come sopra, posso assicuravi che la storia è divertente e leggibile, i personaggi sono ben caratterizzati, i dialoghi sono fantastici, le situazioni originali ed i disegni miele per gli occhi, se siete compratori seriali della collana Gold, rallegratevi, stavolta sono 14 euro spese bene.
Per chi è attento alle tasche, rimediate la versione economica, ossia i numeri di cui vi ho parlato, ve la caverete con tre euro se non di meno e vi divertirete allo stesso modo degli altri nerd più ricchi. Se vi piacerà proseguite, tanto firmati da David dovrebbero essere solo altri 2 gold. Poi la serie cambierà curatore, con conseguente calo dell'appetibilità (IMHO).
Io l'ho visto in fumetteria, ed una volta a casa, l'ho riletto in mezza giornata, riscoprendo che nonostante sia ormai un pò datatto,  mi è piaciuto proprio come tanti anni fa, quindi il consiglio definitivo è di considerarlo e di stanziarci un budget: tre o quattordici euro, deve essere una scelta vostra. Over.
Baci ai pupi.

Marvel Gold 33: X-Factor 01 Omicidio Multiplo di P. David e L. Stroman Brossurato a colori 160 pagine Ed. Panini Comics 14.00€

altromercato - X-Force numeri 3, 4 ,5 ed. Marvel italia (1995)