Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.

I tag non bastano? Allora cerca qui


Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

venerdì 31 agosto 2012

Mark Gruenwald: l'uomo che venne dal futuro

Era avanti M.Gruenwald, tanto avanti.
Assunto alla Marvel come aiuto redattore scalò un bel pò di poltrone e scrivanie fino ad arrivare all'incarico di Redattore Esecutivo.
Era il Lord Protettore della Continuity Marvel, in pratica si occupava della linearità dell'universo Marvel, e sua fu l'idea dell' Official Handbook of Marvel Universe.
Se Brubaker vi ha tenuti incollati alle poltrone con la morte di Capitan America, qualche tempo fa lo dovete anche a lui, infatti Gruenwald, creò Crossbones, ai tempi in cui curò la serie di testa alata.
Ma Gruenwald è stato anacronistico per altri motivi, due a mio parere: Squadron Supreme e D.P.7.
Squadron Supreme fu una miniserie di 12 numeri apparsa in Italia in appendice agli albi di Iron Man (Ed. Play Press).
In questa miniserie Gruenwald anticipò di parecchi lustri, i suoi colleghi del futuro come Mark Waid -Venga il tuo regno-  o J.M. Straczynski - Rising Stars- .
In particolare, credo che l'intera opera di Waid, disegnata dall'iperrealista del fumetto  Alex Ross, debba la sua ragion d'essere, il suo incipit allo Squadrone Supremo di Gruenwald,  ed ara il1985.

Cosa succederebbe se un gruppo di persone dotate di superpoteri decidessero di prendere il controllo del mondo al fine da migliorarlo?
Eh si, siamo sempre li a menarcelo con Alan Moore, però pure Gruenwald non scherza, ed oggi visto che li stavo sfogliando e rileggendo disordinatamente mi è venita proprio venuta voglia di parlarvi, (chiaramente a chi non ne ha mai sentito parlare) dei D.P.7

Il New Universe.

Stiamo sempre a lamentarci, o a criticare quelli della DC comics, del macello di continuity dell' universo di Superman e co; che non è mai stato davvero ordinato e lineare, nemmeno dopo Crisis on Infinite Earths.  Eppure anche la Marvel ne ha generati di universi che poi hanno fatto una brutta fine, scheletri in un armadio cosmico.
Diciamo che l'universo Ultimate è il frutto di svariati tentativi,  l'ultimo fortunato esperimento dopo una serie di fallmenti, scheletri rinchiusi in un armadio cosmico come il Marvel 2099 ed appunto il New Universe.
L'idea iniziale del N.U. non era affatto male, si concepì un mondo staccato dalla continuity della Terra 616, un mondo senza supereroi, molto più realistico, in cui un giorno un'apparente tempesta di raggi cosmici chiamata poi dagli studiosi,  "Evento bianco", generò una moltitudine su superesseri, i cosiddetti "paranormali".
La nuova collana si rivelò un mezzo fallimento, delle otto serie che componevano l'iniziativa solo 3 arrivarono ai due anni e mezzo di vita, DP7, Justice e PSI Force (inedite in italia). C'era poi Starbrand, di Shooter e Romita Jr, la serie principale, dove venivano spiegate le origini dell'evento bianco e di quello nero che distrusse Pittsburgh, apparsa in italia in maniera abbastanza caotica sulle pagine di Star Magazine.

7 fuggiaschi in cerca di pace.

DP-7, che è l'acronimo di Displaced Paranormals 7, è stata la serie più rappresentativa e conosciuta del New Universe.
Nei suoi 32 albi di vita Gruenwald, introdusse il concetto avverinistico di superessere senza calzamaglia qualche decennio, più d'uno in verita, prima della serie televisiva di Tim Kring, Heroes.
Ma la serie è godibilissima tuttora, per il lavoro dell'autore sulle psicologie dei personaggi, per la perfetta, sublime umanizzazione del superessere, già vista sulle pagine di Squadron Supreme e di Quasar, qui però realizzata al meglio in quanto, Gruenwald è libero dagli obblighi delle calzamaglie.

Gossip da NERD.

Tanto per avvalorare la tesi del suo indiscutibile lavoro anacornistico:  è il 1985 e Mark Gruenwald decide di tormentare il personaggio dello Squadrone Supremo, Nuke, ipotizzando che i suoi poteri radioattivi portano chi gli sta vicino ad ammalarsi di cancro, Alan Moore più tardi avrebbe usato qyesta cosa come risvolto narrativo per il personaggio del Dr. Manhattan, in Watchmen, e Tim Kring nel 2006, avrebbe fatto patire lo stesso destino al suo Uomo Radioattivo, Ted Sprague, nella prima stagione di Heroes. 


I 7 paranormali che condivideranno tante avventure sono:
Dave
Charlotte
Stephanie
Jeff 
Dennis
  1. Randy O'Brien - medico, per molti aspetti il leader del gruppo, scopre di essere il custode di entità nere, (all'inizio pensava fosse una sola) che hanno la sua silhouette, questi anticorpi, come li chiama  lui stesso, sono in grado di volare e di variare la propria densità corporea, ed hanno una propria mente e coscienza, e tutte le volte che ritornano nel corpo ospite gli trasmettono i propri ricordi.
  2. Dave Landers - un pavido operario che dopo l'evento bianco, vede aumentare spropositatamente il suo corpo, diventando di fatto il forzuto del gruppo. Gruenwald, curerà particolarmente il personaggio di Dave, rendendolo una sorte di leone del mago di Oz, grosso forte e fifone.
  3. Lenore Fenzl -  la sessantaseienne,  insegnante di latino, è dotata di un potere alquanto singolare, il suo corpo, che è costretta a coprire con abiti pesanti, emana una luce capace di addormentare chi è esposto alla sua bio-luminescenza, nel corso della serie il personaggio fu arricchito di interessanti caratteristiche, Lenore ogni volta che adoperava il suo potere sul prossimo ne assorbiva enerigia vitale, questo fece di lei una sorta di vampira che si isolò dal resto del gruppo. Verso la fine della serie, la vecchietta,  era ringiovanita fino a diventare un agile agente della CIA.  
  4. Charlotte Beck - Eternamente innamorata di Randy, (che la rifiuterà per via del colore della sua pelle) è una ballerina che è in grado di controllare l'attrito delle superfici intorno a lei, grazie a questo potere può scivolare, aderire alle pareti o alle cose che la circondano.
  5. Stephanie Harringotn - l'amore platonico di Dave Landers, madre di famiglia e sposata con uno stronzo assoluto, che gli vieta di vedere i figli finchè non sarà guarita, è in grado di accellerare i processi di guarigione di un corpo, o energizzarli, capacità questa che le dona una discreta super-forza.
  6. Jeffrey Walters - il Flash del New Universe. L'ex direttore di  un fast food, scopre dopo l'envento bianco di non riuscire a stare fermo, letteralmente. Il suo metabolismo accellerato gli permette di correre fino a 250 km/h, ma per farlo deve alimentarsi cosantemente per evitare pericolosi cali glicemici, anche in questo caso Gruenwald si rivelò tremendamente avanti rispetto ai suoi contemporanei, prima che qualche autore abbia questa idea per il Flash della Dc comics, dobbiamo aspettare la serie di Waid-Guice sulla seconda incarnazione del velocista scarlatto, Wally West, molti anni dopo.
  7. Randy
    Lenore
  8. Dennis Cuzinsky - il quindicenne Scuzz, è suo malgrado in grado di secernere dal proprio corpo una sostanza altamente corrosiva, memorabile l'episodio in cui, dà inizio ad una violenta rissa con dei motociclisti perchè realizza che non potrà mai avere una ragazza senza ustionarla.
La bellezza della serie 'stà appunto nella fine caratterizzazione dei personaggi, e non solo, anche l' inusuale varietà di situazioni ed avventure che nel corso della storia i sette paranormali si ritroverrano ad affrontare, rendono DP7 una lettura tutt'altro che noiosa.
Come doversi difendere dalla stessa Clinica per le Ricerche sul Paranormale, nella quale sono ospiti, il cui direttore Voigt, ha in mente di usare i paranormali per arrivare al potere, l'inevitabile fuga, ed il periodo passato on the road, nel tentativo di seminare gli sgherri della clinica, è deliziosamente ben strutturato, Gruenwald ad ogni episodio si focalizza sui vari personaggi scolpendone  la personalità, con una dovizia impressionante per essere un fumetto tanto vecchio, con altre priorità, ed  indirizzato un differente bacino d'utenza, sicuramente meno esigente di quello che potrebbe essere quello degli anni 2000.
Ritornati in clinica e sconfitto ill malvagio direttore Gruenwald ci introduce ad una parentesi in cui i personaggi tenteranno, coadiuvati dal personale medico, paramedico e gli altri paranormali, una difficoltosa convivenza, all'interno della stessa clinica che li voleva  trasformare in un esercito. Privi degli inibitori mentali di Voigt ed i suoi alleati, però la convivenza si rivelerà estremamente pericolosa e violenta, trasformando i gruppi di terapie in varie bande che si combatteranno all'interno della struttura.
La cura con cui Gruenwald scrive la sceneggiatura del fumetto è lodevole, lontanissimi dai risoluti eroi in calzamaglia, i personaggi di DP7, sono dominati dalle paure, dall'incertezze e dalle passioni del genere umano, e tutti chi più chi meno odiano il loro stato paranormale che li ha stappati alla loro quotidinanità.
I dialoghi, mai scontati e votati al più plausibile realismo sono un altro punto forte di questa serie così sottovalutata.
Alle matite per l' intero ciclo, troviamo un sobrio Paul Ryan, che cresce con la serie, il suo tratto infatti, nel corso dei numeri diventa più plastico e fluido tavola dopo tavola, persino l'impostazione di queste ultime cambia: ad un certo il disegnatore rinuncia alle griglie classiche, ed opta per tavole più dinamiche, prive degli spazi bianchi divisori.


Insomma Displaced Paranormals 7, è una vecchia gloria del passato, degna di attenzioni, che non deve temere il confronto con altri colossi, che a mio parere dovrebbe essere  quanto meno letta.
In Italia fu pubblicata  dalla Play Press, ma dubito potrà mai godere di una ristampa.
In compenso gli albi Play, non sono nè eccessivamente introvabili nè eccessivamente cari, la serie ebbe una testata tutta sua, spillati di 1800 lire che durò fino al numero 16, per poi trasferirisi in appendice al Namor the Sub-Mariner  di J. Byrne sull'omonimo brossurato da 64 pagine dal numero 2 al numero 20, in più l'annual, delizioso in cui si narrano le origini dei 7 paranormali, apparve in appendice al mensile Iron Man nei numeri dal 6 al 10.
Quindi la serie con qualche sforzo è reperibile nella la sua interezza ad eccezione credo delle miniserie risolutive dell'intero New Universe: The Pitt , The Draft,  e The War, delle quali sono quasi certo che anche se programmate, rimasero inedite, ma potrei anche sbagliarmi.
I 32 numeri che comunque compongono la collana, furono tutti pubblicati  in Italia e sono reperibilissimi anche alle fiere, e valgono la spesa nella maniera più assoluta.
Baci ai pupi.

sabato 25 agosto 2012

Mi chiamo Bill, Raggio Beta Bill



Thor non mi è mai stato particolarmente simpatico, come character, l’unico Dio del tuono che ho amato dal primo momento, incondizionatamente, è stato una delle sue ultime incarnazioni, ossia il leader scandinavo del movimento No Global inventato da  Mark Millar per i suoi Ultimates.
L’ altro, quello dell’universo 616, con l’elmo vichingo e gli stivali giallo-neri mi è piaciuto diciamo così a tratti, a stagioni alternate, anzi ad essere sincero, direi che gli unici due autori che hanno saputo farmi affezionare al tonante sono stati Walter Simonson  e  J. Micheal Straczynski.
Magari parleremo del secondo prossimamente, oggi approfittiamo del fatto che  la Panini ha pubblicato da poco il primo dei due Omnibus che raccolgono l’intera opera di Simonson, per riportare all’attenzione dei lettori una delle migliori interpretazioni del Dio del Tuono, se non forse la migliore di tutte.
Ok, la migliore di tutte dopo Lee-Kirby contenti?

Cose da Nerd.

Ma evidentemente non sono il solo pensarla così, nel film di K. Branagh infatti, oltre al solito Stan Lee, hanno un cammeo anche i due autori sopraccitati, d’altronde per la godibile pellicola del regista-attore, amante di William Sheakespeare, sono adoperati nella sceneggiatura, elementi di loro creazione, come lo Scrigno degli Antichi Inverni, o la location dell’Oklahoma.
Straczynski è il primo camionista che tenta di sollevare il martello nella Valley, e Simonson compare brevemente a fianco di Lady Sif in una delle scene finali del film.
In più a rinforzare la tesi che il lavoro di Simonson su Thor abbia influito sul futuro del personaggio per anni c’è il fatto che sempre lo Scrigno,è protagonista di una puntata del cartone animato dei Vendicatori (1° stagione), in una storia scritta da Slott credo.
Insomma il Thor di Simonson è una gran bel fumetto.

Una Balena di carta.

Per gli Omnibus, ho un odio viscerale, non so quale mente malata abbia partorito una cosa del genere, né tanto meno perché lo abbia chiamato Omnibus, ma io come format editoriale non lo sopporto, pensavo fosse destinato a scomparire come moda invece prospera nonostante le mie maledizioni. Come fai  a leggere un Omnibus al bagno? Corri il serio pericolo di sbilanciarti in avanti e farla fuori dalla tazza, come fai a leggerlo in viaggio o al parco? Tocca portarlo in giro con un trolley, e poi come fai a pagarlo 52€?
“E si vabbè ma sono 592 pagine!”
E chi te le ha chieste? Come faccio a portarmi in treno un bambino del genere?
Il fumetto è un piacere, se devo leggerlo come fosse una reliquia, un monumento ai caduti (i miei risparmi), chiuso in casa su un tavolo per paura che le rilegature esplodano, che piacere è?
Mah contenti voi, c’è di buono che almeno questo Omnibus contiene un classico del fumetto supereroistico, stavolta quello che recitano gli editoriali corrisponde al vero.
Sia chiaro, il fumetto risente dell’età che ha, era il 1980 quando a Simonson fu detto di inventarsi qualcosa per risollevare le vendite del tonante, e lui prese la faccenda molto seriamente e molto a cuore.

Tutto il Thor minuto per minuto.

Tranquilli non spoilero selvaggiamente, non me lo perdonerei mai.
Parte in quarta Walter, ed introduce subito un nuovo characters, l’alieno Beta Ray Bill e gli fa fare qualcosa che nessuno era mai riuscito a fare prima: gli fa sollevare Mjolnir, il martello che solo Thor era degno di maneggiare. Lo trasforma in un simulacro di Thor, tanto brutto quanto nobile e valoroso.
Nei primi numeri aleggia quella ingenuità tipica del fumetto anni’80, ma non è colpa di Walter, è un uomo del suo tempo Simonson, come Jason Aaron lo è del nostro, direi che oggi gli autori sono più svegli, ma sarebbe il solito luogo comune e sarebbe per giunta riduttivo per i loro antenati, direi offensivo per alcuni di loro addirittura, è più esatto dire che oggi gli autori sono più sgamati, che poi è lo stesso motivo per cui a 13 anni voi giocavate ancora con i Masters, mentre adesso navigano su Youporn.
Subito dopo Beta Ray Bill   Simonson introduce l’elfo nero Malekhit e lo scrigno degli antichi inverni, è vero che c’è una parentesi molto igenuotta la battaglia ad Harlem col drago Fafnir, ma è poca roba.

Cose da nerd parte 2
 
Battaglia che una volta riletta mi fa sorridere e ricordare della lotta di Nextwave contro quel drago in mutande nel primo numero della serie di Ellis e Immonen, chissà se anche quella era una citazione del buon Ellis.

Simonson è come un nano alla sua fucina, tanto per restare in tema, crea una moltitudine di personaggi e sottotrame che evolvono in crescendo, ristruttura Thor, la sua Asgard e gli Asgardiani, lodevole in particolare il rilancio di Balder, riuscendone ad esaltare per ognuno la regalità e la pomposità.
Quasi ogni autore si è misurato con il Ragnarok, quello di Simonson non ha eguali per stile grafico, pathos coinvolgimento ed appetibilità.
I due fuochi della battaglia, Asgard e Midgard, che si alternano negli albi si trasformano in una storia corale dove l’autore colloca tutti i personaggi che ha sapientemente e lentamente sviluppato.
Beta Ray Bill comandante delle truppe di resistenza su Midgard, vi staccherà più di qualche molecola di adrenalina dalle vostre ghiandole surrenali, le tavole spigolose, dinamiche ed espressive del buon Walter sapranno coinvolgervi come così le sue ineguagliabili doti sullo sviluppo della tavola e dello story-telling.
 










Il lavoro che Simonson fa sui characters Asgardiani fa da abbecedario per i posteri, ancora oggi: Hela, Loki, Balder, Odino, Frigga, Lady Sif, Volstag Hogun, Fandrall ect ect….sono tutti semplicemente definiti e fantastici.
Credo che amerete il primo annual della serie, con le matite di Sal Buscema: The Icy Hearts, struggente epilogo del Ragnarok.
Sono certo che vi innamorerete del numero #362 (che però comparirà nel secondo volume): Like A Bat Out Of Hel! con un epico Esecutore.


Me lo compri papà.
La ricolorazione delle tavole è indiscutibilmente bella.
Insomma non so se l’omnibus valga 52 € dei vostri sudatissimi soldi, sul versante grafico la il lavoro di rinascita che si fa sul colore con la ridigitalizzazione è evidente (vedi la fitura qui sopra sopra), nulla da dire. Non so se valga più la pena rimboccarsi le maniche per ricercare i vecchi numeri Play Press, se ne potrebbe anche ricavarne un risparmio,  magari ritrovandosi tra le mani come bonus, la miniserie degli Eterni o una spassosa saga cosmica di Hercules, apparse in appendice al Thor Play-Press, in più non dimenticate che il mercato odierno ha uno strano andamento, più escono ristampe di lusso, più il materiale originale viene svalutato.
D’altronde non mi stancherò mai di dire che prima di ripiegare sull’omnibus del Devil di Miller io proverei a ricercare i Fantastici 4 Star Comics, ed avere con qualche euro in più non solo il capolavoro di Miller ma anche quello di Byrne sul quartetto.
Thor Meet Superman: diavolo di un Simonson.
 Tornando a noi,  dicevo non so che cosa consigliarvi , ma so che io che non ho tanta simpatia per  il biondo, amo da morire il Thor di Walter Simonson .
Quindi che scegliate lo scomodo ingombrante lusso (ma ricolorato da Dio) degli Omnibus -spesa totale 110€-, ma ricordate che non potrete portarvelo in bagno quando fate la cacca, o che scegliate di ricercare i vecchi numeri apparsi in Italia grazie alla Play Press, il Thor di Walter Simonson è una gran bella lettura e vale ogni euraccio speso.
Avvincente, epica e divertente saga, che vi regalerà (insomma regalerà è audace come termine) qualche ora di di sana evasione.
Quindi di che aspettate?
Per Odino! Per Asgard! Per i Pupi, baci.

Altro -mercato
La run di Simonson è apparsa in Italia per la prima volta su: Silver Surfer (Play Press) nn° 1-14 ed è poi finita  su The Mighty Thor (Play Press) 1-28.
Per i più pigri o gli amanti di questi volumi ipertrofici, il primo volume è un cartonato che raccoglie i primi 23 numeri se non erro, è edito dalla Panini Comics, conta 592 pagine a colori in carta lucida, e sovracopertina e costa 52€
In più da segnalare anche una ristampa con i colori ravvivati anche sulla collana della gazzetta dello sport "Supereroi le grandi saghe" che raccoglieva i primi 0tto numeri della serie (337-344)





venerdì 24 agosto 2012

Calvin And Hobbes - La vita che stress




 La vita che stress - Il grande libro di Calvin and Hobbes - di Bill Watterson
Volume Brossurato della collana I fumetti di Comix, 176 pagine Franco Cosimo Panini Editore 23,00€

Una doverosa introduzione:
Diamo un caloroso benvenuto a Dario Lopez, nordico nerd che come me si è fatto le ossa su Fumetti di Carta, di Orlando, 'ngopp o' primm' ammore che non si scorda mai, e che ha accettato di collaborare al blog Fumettopenia.
Dario è un prezioso aquisto per le pagine virtuali di Fumettopenia, perchè è uno sperimentatore, un progressista che non ha paura di lanciarsi in nuove letture, specie le pubblicazioni italiane, che di solito, a meno che non siano dei soliti noti, quasi sempre io evito.
Ma non soloper questo, è prezioso perchè e sicuramente un'altra campana che suona, un' altra opinione, che dà una bella sferzata democratica al blog, in cui cominciavo a sentirmi un orrido despota.
Sembra abbia scoperto da poco Calvin and Hobbes e da come nè scrive ne sembra entusiasta.
Logico, come si fa a non amare la striscia di Watterson?
Adoratissimi (non scherzo!) lettori, nel ringraziarvi per le 800 e passa visite in appena un mese di vita, vi giuro che non me lo aspettavo affatto, vi lascio a Dario ed alla sua nuova evidentissima simpatia per il pestifero Calvin e la sua tigre di pezza.
Basta vi lascio soli:

Se volete perdervi nel mare delle Comic-strip non avete che l'imbarazzo della scelta.

 Per chi come me è affascinato da questo mondo ma per lo più ignorante in materia, i nomi che balzano subito alla mente sono sempre i soliti: i Peanuts di Schulz, Mafalda di Quino, Krazy Kat di Herriman (o magari Bradi Pit di Scapigliati :).  Ognuno di noi poi può inserire nella lista dei preferiti le avventure di questo o di quell'altro protagonista di strisce più o meno famose, a seconda dei gusti. Calvin & Hobbes meritano invece un posto nell'olimpo delle comic-strip,  nonostante la loro fama (almeno in Italia) forse non eguagli quella dei nomi sopra citati, le vicende quotidiane dei due protagonisti hanno tutte le caratteristiche per non sfigurare di fronte a colleghi così blasonati.

Le due creature di Bill Watterson sono un miscuglio di tenerezza e vivacità, arguzia e indolenza, sogni infantili e mature riflessioni. Calvin è un bambino vivace che vive immerso nel suo mondo, in bilico tra realtà e fantasia nel quale il suo peluche a forma di tigre diventa l'inseparabile amico immaginario Hobbes. Nel corso della lettura del volume anche il lettore inizierà a vedere la tigre come un personaggio reale che accompagna il bambino nelle sue scorribande, la sfrenata fantasia di Calvin troverà un più esplicito coronamento nelle tavole a colori del volume, che sfoggiano un piglio più surreale rispetto al resto delle strisce presentate, nelle battaglie con la minestra o negli scontri con i pupazzi di neve. A riportare Calvin con i piedi per terra ci sono i due genitori, l'anziana maestra e Siusi, il bersaglio preferito per le marachelle del bambino.




Le battute di Watterson a volte sono fulminanti, in altri casi è la riflessione sui grandi temi esposti da un bambino di pochi anni a divertire il lettore, temi dietro i quali ci si può soffermare andando ben oltre la soluzione umoristica presentata nella striscia. Hobbes è il perfetto contraltare, coscienza, spunto di riflessione, elemento spiazzante e simpatico avversario in alcuni casi, della piccola peste bionda.

I temi sono molteplici e alcuni, come in ogni strip che si rispetti, ricorrenti: l'avversione per la scuola, l'attrazione procurata dalla televisione nonostante la consapevole vacuità della stessa, il rifiuto per le bambine, il desiderio per l'ignoto e la creazione di situazioni scatenata da una fantasia a briglia sciolta.

Ci si trova di fronte a un duo comico (ma non solo) assolutamente perfetto. Alla veneranda età di 37 anni suonati ancora non avevo letto nulla di questo dinamico duo. E' in casi come questo che ci si interroga sul perché si debba perdere questa mole impressionante di tempo facendo lavori inutili quando c'è tutta questa roba in giro da leggere. Una cosa quasi inconcepibile :) Se non l'avete già fatto rimediate leggendo qualcosa di Calvin & Hobbes, giusto per cominciare.

PS: il tratto di Watterson è semplicemente adorabile.


Dario Lopez

giovedì 23 agosto 2012

"Hurm"

Forse è un pò prematuro parlarne, sono solo poco più di venti pagine.
Ma come fanno in america i blogger a recensire un fumetto?
Aspettano che ci fanno l' omnibus?
Vi tranquillizzo subito, il Rorschach di cui leggiamo è quello che ha già superato il1975.
I feticisti di Moore mi hanno già capito.
Nel 1975, il rapimento della piccola Blaire Roche, la piccola di sei anni rapita seviziata ed uccisa da un maniaco, che alla fine la diede in pasto ai suoi cani, ne seppellì le ossa in giardino, e tentò di bruciarne i vestitini nella stufa di casa.
E' il battesimo di fuoco per una delle creature più affascinanti di Moore.
Scoperto il crimine e l'omicida, Rorschach attraverso la sua macabra esecuzione, cessa di essere il giovane Kovacs, troppo morbido con i criminali, "perche li lasciava vivi", e diventa l'alienato vigilante psicopatico più spaventoso che la comunità criminale possa mai augurarsi di incontrare.

Bene cominciamo con la paternità:

Before Watchmen - Rorschach, miniserie di 4 numeri di cui ho letto con molta fatica il numero uno, porta la firma di Azzarello e Bermejo, uno ha scritto per Batman, entrambi  hanno già collaborato nelle miniserie dedicata a Luthor e al Joker, fumetto quest'ultimo, tremendamente cool almeno fino al finale bruttarello, ma che comunque racconta un Joker fresco, più metropolitano, molto criminale e molto meno super-villain, che attinge, per la caratterizzazione dalla sua controparte cinematografica del film di Nolan.
Azzarello ha al suo attivo svariati premi, conquistati tutti o quasi tutti con la serie 100 Bullets, che prima o poi dovrò decidere a leggere, ha scritto per Batman, ed il suo Hellblazer (Vertigo Comics), si dice sia tra le run più godibili dell'esorcista creato anni fa a 4 mani da Delano e Moore.
B-Er MEjo, invece disegna da quando aveva 19 anni, ha al suo attivo svariate collaborazioni per la Vertigo, la DC, la Wilsdstrom, la Dark Horse, ed ha uno stile che non saprei ricondurre a nessun altro, ma le sue matite e le su tavole sono sempre di notevole impatto.

Hurm.

Rorschach come personaggio, non ha bisogno di molte presentazioni,  quindi non starò qui a parlare di qualcosa che dovreste conoscere, nemmeno vorrei dilungarmi più di tanto sull'iniziativa DC, Before Watchmen, di cui ne avrete le scatole piene...
Ok, asini: B.W. è la retrocontinuity del capolavoro Moore, suddivisa in 7 miniserie, che si concluderanno in un ultimo numero conclusivo corale, per così dire, affidata a vari autori, tra cui, oltre Azzarello, Straczynski e Cooke, che narrerà le gesta dei personaggi di Moore prima (presumo) che avvenisse l'omicidio del comico.
Azzarello-Bermejo sembra la coppia più ideale per questa mini di 4 numeri su Rorschach, che pretende per scenario e personaggio, tinte scure e toni forti, le prime 20-e-passa pagine che ho letto, catturano abbastanza l'attenzione, Azzarello gioca con il mito e ci gioca sembra, con doveroso rispetto e volontà evocativa.
L'incipit per esempio esigeva il famoso Rorschach's Journal, ed i fan sono accontentati: le pagine del diario di Kovacs sono di nuovo tra noi, e pazienza se non sono firmate dal Dio di Southhampton, Wacthmen è un mito, una droga, o entrambe le cose, e ne siamo rimasti senza per troppi anni.
Sulla storia nulla da dire, non perchè sia bella o sia brutta, in 20 pagine iniziale si ha giusto il tempo di accendere le luci, per lo più ci  si gode del ritorno del figilante con il trench, e si flirta con la sua dialettica inconfondibile, "Hurm", ed il suo stile risoluto.
In città c'è un nuovo omicida di donne, "il Bardo" (coincidenza?!), o come sceglieranno di chiamarlo i traduttori italiani giù alla Lion, sulle tracce del quale ritroveremo i due detective che introducono il capolavoro di Moore.
Cercate di non bagnarvi qui davanti al monitor brutti nerd.
Stiamo a vedere come evolve la faccenda.
Bermejo tira giù delle tavole deliziose,  pulite e particolareggiate, che collocherei nella corrente di quei disegnatori che anelano ad un ricercato realismo per i propri disegni.
In appendice comincia un nuovo racconto dei pirati, che però non ho ancora letto, capirai, 2 pagine che per leggere il seguito dovrò prendere il  #01, tutto il mondo è paese vedo.
Non resta che congedarmi consigliandovi di conservare qualche eurino per la prossima pubblicazione italiana di questa specifica miniserie, io credo che prenderò questa, quella dedicata al Comico (sempre di Azzarello) e quella dedicata al Dr Manhattan, che è scritta dal buon Straczynski ( l'autore del miglior Thor dai tempi di Simonson) e Adam Hughes alle matite, l'uomo che insieme a Maguire e Ty Templeton, contribuirono con il loro stile, al successo  della Justice League di Giffen e De Matteis.

Due righe sull'edizione italiana, giusto due perche non ne so nulla, ho girato un pò in rete e se ne dicono di tutti i colori, sembra che Rw Lion, punti ad un formato spillato con prezzi contenuti, ma ci crederò solo quando lo vedrò, considerando i prezzi che girano in casa del leone, spero che la notizia sulla distribuzione nelle fumetterie dell'opera  solo su ordinazione sia un panzana messa in giro dai soliti smanettoni, una distribuzione così elitaria farebbe solo aumentare i costi degli albi, un handicap e una speculazione che ha già investito il circuito delle variant-cover DC.
Ai feticisti del bardo, lo zoccolo duro che dà per scontato il fallimento di questa iniziativa, direi di andarci cauti, i nomi che girano hanno quasi tutti un discreto curriculum, Cooke ha vinto un Eisneir Awars per New Frontier, vediamo se sapranno omaggiare bene il Dio Moore con questa nuova collana.
Per ora l'antipasto è buono restate in zona e baci ai pupi. Hurm.

mercoledì 22 agosto 2012

Si scrive: Marvel Now, si legge: povero me!

"Prenderlo  o non prenderlo, questo è il problema: se sia più nobile d'animo non prenderlo e sopportare il buio dell'ignoranza, l'invidia verso chi lo prende o anche i morsi della curiosità nel profondo dell'animo.
O prenderlo e con esso prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine. O per lo meno tentarci. Adoperarsi con mille machiavellici stratagemmi come mentire alla moglie nel rincasare, che scorgendo il nuovo bottino chiederà:
"Aò ma che è novo questo fumetto?" e tu "Macchè ce lo avrò da un paio d'anni!"
Già mi immagino come sarà la prossima privamera per i nerd italiani, un'assedio, preparatevi ad emulare l'Amleto, ma tranquilli,  potrete evitare di improvvisarvi tombaroli per rimediare un teschio, potrete darvi allo struggente soliloquio in fumetteria, o di fronte al vostro edicolante di fiducia, cingendo il vostro portafogli in mano, tanto grazie, o per colpa, di Marvel Now, sarà presto un cadavere in simil pelle.

La valanga di titoli che sta per abbbattersi su di noi è veramente titanica vediamocela insieme:

UNCANNY AVENGERS - di Rick X-Force Remender e Jhon Cassaday, il disegnatore della run degli X-men di Joss Whedon. Il titolo della testata è esemplare: mutanti e non di nuovo amici dopo essere riempiti di mazzate in AVX, un gruppo misto che promuoverà la tolleranza tra le razze, e che avrà come nemesi principale, sembra,  il Teschio Rosso, simbolo del nazismo tedesco e quindi del razzismo per antonomasia.
Visto l'ottimo lavoro di Remender su X-Force, e l'adorabile stile di Cassaday, questo titolo è già a casa mia.

"Cosa? No amore che dici? Quale nuova serie? E' roba vecchia! Tranquilla piccioncina mia."




ALL NEW X-MEN - Dell'odiato Bendis e di Mr Stuart Nextwave Immonen.
A quanto si vocifera l'autore del rilancio dei Vendicatori si darà ai viaggi temporali, facendo incontrare la squadra originale degli x-men con i nuovi x-men, suggerendo un interessante sbocco narrativo, il confronto tra quello che era il sogno di Xavier originale e quello che poi è diventato con gli anni.
Mi secca dirlo, ma non mi spiace nemmeno un pò.









INDESTRUCTIBILE HULK - di Mark Waid L. F. Yu, il primo e rientrato dal Comicon con più premi che mutande in valigia, il secondo è l'unica ragione per la quale vorreste leggervi Secret Invasion. Fumata bianca, Habemus Hulk.














CAPTAIN AMERICA - Viva la marvel e la sua coerenza, oltre a scrivere Uncanny Avengers, Remender curerà anche la nuova serie di Cap,  alle matite Romita Junior.
In un intervista Remender, ha rivelato che la principale nemesi sarà Armin Zola, che lo immagina come una sorta di ibrido tra Joffrey di Game of Thrones ed il colonnello Hans Landa di Bastardi senza gloria.
E a me non basterebbe leggere altro a dire il vero, per cascarci con tutte le scarpe.







DEADPOOL - Chi come me lo dava per morto, ed ha fatto mobbing per mesi ai danni dei suoi lettori, canzonandoli con i peggiori dispregiativi, è stato amaramente zittito, Deadpool è sopravvissuto anche al recente ripulisti generale che la Marvel ha fatto al suo parco (o palco non mi ricordo mai cazzo) testate.
Deadpool resta, e se i nomi degli autori non mi dicono assolutamente nulla, Gerry Dugan e Brian Posehn, il disegnatore è il morto vivente Tony Moore, e scusate se è poco.









X-MEN LEGACY - Simon Spurrier ed il talentuoso Tan Eng Huat (disegnatore della Doom Patrol di Arcudi) si concentreranno su Legione alias Davd Haller, il figlio schizofrenico di Xavier.
Quello che non capisco è come mai nessuno abbia mai notato che in realtà Legione è la copia sputata di Jane la pazza, della Doom Patrol di Morrison.
Comunque titolo invitante, sia per il disegnatore, sia per il personaggio principale, a me la schizofrenia mi ha sempre affascinato.
"No Tyler, col cazzo, non te la do la mano, l'ultima volta me l'hai bruciata con la lisciva."







THOR GOD OF THUNDER -  Potrà sembrare la cover di un disco dei Manowar, ma è la copertina del primo numero del nuovo Thor, di Jason Aaron ed Esaad Ribic, al primo dobbiamo la spassosissima Wolverine and the X-men, il secondo è uno dei migliori disegnatori europei in circolazione se non mi credete dovreste dare un occhiata alle tavole di Submariner: Abissi o anche Thor: Loki, poi mi dite.












La rivoluzione Marvel Now continua:
Iron Man passerà alle mani di K. Gillen e G. Land, i Fantastici Quattro e Fondazione Futuro saranno scritti da M. Fraction, sperando faccia qualcosa di meglio Flop it self e disegnati da Bagley  e Allred, nonchè Journey into Mistery, scritta dalla moglie di Immonen e disegnata dall'italiano Valerio Schiti avra come protagonista Lady Sif.
Scarseggiano ancora in rete immagini che confermerebbero J. Hickman sulle due testate Vendicative con i bravissimi G.OpenaSteve Epting alle matite.
Anche queste due serie sarebbero da tenere d'occhio, visto l'autore ed i disegnatori.
Bene direi che vi ho detto tutto quello che c'era da dire, siete pronti dunque?
Resterà da vedere come questa roba sarà dislocata in italia, e su quali mensili andranno ad essere inserite.
Ma qualunque sia la soluzione che adotterà Panini Comics. 
Sarà un bagno di sangue, per il portafoglio!
Baci ai pupi.

martedì 21 agosto 2012

Spiderman: La morte di Jean De Wolff.

Marvel-Gold Brossura., 168 pp., col. 15€
Ci va giù pesante, il buon Grassi nel presentare questo volume come una saga fondamentale nella cronologia dell' Uomo- Ragno o addirittura come importante ulteriore evoluzione del fumetto supereroistico americano. Niente da dire sullo scrittore Peter David, uno che sicuramente si è fatto notare proprio sulle pagine Spiderman, e non lo ringrazieremo mai abbastanza per la sua X-Factor o il suo Hulk.
 La  parentesi (David) sul tessiragnatele tinteggiò di sano, grigio cemento le sue avventure, amplificandone la componente metropolitana, ingredietne che dovrebbe essere alla base delle storie di personaggi come Spiderman, Daredevil o il Punitore.
C'è poco da dire Spiderman è un eroe da strada: sventare scippi, stupri e rapine, qualche suicidio e magari tirare giù qualche gattino dagli alberi, di questo si dovrebbe leggere nei suoi fumetti, I Vendicatori, la Fondazione Futuro, Mesfisto...questo robe, queste parentesi, non è fumetto, è merchindising studiato a tavolino, brutto e fuori luogo.
Tornando al buon David, chissà poi se il cognome è Peter o David...non solo, ma aggiunse durante la sua RUN, nuovi limiti al concetto di superoe con superproblemi: i sempre pressanti problemi economici, la frattura con la zia May, l'incendio della casa per mano di alcuni teppsiti del quartiere, insomma tra le righe di Peter David, il signor Parker ha vissuto in periodo abbastanza stressante.
La morte di Jean De Wolff  è molto metropolitana, eppure non è sta perla rara che il buon Grassi o il solito blog troppo clemente con le pubblicazioni Marvel, vogliono farvi credere.


Autopsia del Mangia-peccati e di un aspirante Thriller

Ho notato, sia negli editoriali di Lupoi ai tempi Star Comics, che in quelli di Grassi nel recentissimo Marvel Gold, che nel presentare la miniserie, o ancora i redattori di Comicus, tanto per citare uno dei tanti blog molte volte troppo generosi nei commenti (IMHO), focalizzano l'attenzione del lettore su alcuni aspetti della miniserie che si possono trovare appetibili...con una certa fantasia, ed una determinata predisposizione a stupirsi facilmente.

Tra tutti il presunto e mai ben identificato, taglio cinematografico della miniserie, sublimato dal fatto, che tutti i numeri si concludono con un riquadro nero con le scritte in bianco centrate come fossero i titoli di coda di un film: beh concedetemi un bel   Me co%#*oni!

In realtà invece La morte di Jean De Wolff appare parecchio lacunosa, e ad una attenta lettura, la trama  ha più fori che le vittime delle schioppettate dell'assassino, e non solo perchè si presenta ai lettori del 2012 con tutti i limiti della sua anacronisticità, la prima parte è del 1985, ma fondamentalmente perchè oltre a qualche colpo di scena, che tra l'altro ormai, dopo più di 20 anni dalla prima pubblicazione in Italia,  tale non è più, ed ai dialoghi decisamente, azzeccati non offre nient'altro.

La miniserie si apre con il ritrovamento del cadavere del Capitano di polizia De Wolff, uccisa e strano a dirsi ancora non risorta, da un sedicente assassino, il Mangia-Peccati, il classico maniaco che riconduce alla volonà di Dio i suoi atti omicidi.
Co-protagonisti della saga, il detective Stan Carter, incaricato delle indagini, e Daredevil che si ritrova coinvolto nella caccia per via del fatto che una delle vittime è stato il suo mentore durante gli studi di legge.
Il racconto nonostante il delizioso lavoro svolto dallo scrittore per quel che riguarda i dialoghi e la sceneggiatura, e nonostante le generose ed apprezzabili tavole di Rich Buckler, perde da morire sullo sviluppo della psicologia dei personaggi fondamentale in una storia del genere.
Il ritmo che si mantiene costante ed appassionante nei primi due capitoli, capitombola poi frettolosamente verso la fine, forse per esigenze editoriali, sacrificando con eccessiva superficialità le motivazioni delle uccisioni, o il background del cattivo di turno.
L'architettura della storia è collaudata: Il fanatico (il Mangia-peccati), lo sbirro buono (Devil) e lo sbirro cattivo (l'Uomo Ragno), eppure se è verò come dicono i sostenitori di questo volume che vi terrà inchiodati alla poltrona io mi sento di aggiungere che vi ci terrà incollati almeno finchè qualcuno non verrà a svegliarvi.
Sono dell'opinione che un fumetto (ma la regola vale anche per un film o un libro), deve catturare il lettore fino ad un certo livello, deve trascinarlo nelle pagine ma senza concedergli la possibilità di vedere dietro le quinte, dove si preparano gli attori o se volete dove si muovono gli ingranaggi.
Una buona storia è come un buon trucco di magia, funziona se non riuscite ad immaginare quale sia il trucco,  funziona solo se meraviglia,  solo se il piacere dello stupore supera e rende superflua la voglia di svelarne i segreti.
Una buona storia blocca il lettore sulla pagina, e non lo trascina al suo interno tra gli spazi bianchi, dove tutto diventa prevedibile e scontato, uno chef non vi rivelerà mai l'ingrediente segreto che rende quella ricetta più buona delle altre, anche se è identica, questo se volete è il grosso handicap della prima parte della saga del Mangia-peccati ( e pure della seconda!). Manca l'ingrediente segreto e la ricetta,  la struttura non è diversa da mille altri media simili, immaginando una linea temporale, La morte di Jean De Wolff, si colloca una decina d'anni prima del re dei thriller polizieschi cinematografici (Seven), e qualche anno dopo uno di quelli della carta stampata: I delitti della terza luna di Thomas Harris.
In questi però la magia funziona, cattura, intriga, la storia scorre in funzione dei personaggi e non il contrario.
La miniserie di David è scontata, i personaggi sono svuotati della loro personalità e sono ridotti mattoncini che disegnano la linearità di un domino che l'autore decide di far cadere troppo velocemente.

Senza parlare del Mangia-peccati, personaggio intrigante solo nei pronostici soggettivi che nascono durante lettura,   e che la frettolosità con cui David si adopera a chiudere la miniserie svuota di qualsiasi potenziale accattivante contenuto.
90 pagine o giù di lì, in cui salvo solo il primo adrenalinico incontro-scontro tra Parker e l'assassino psicotico, ma sopratutto i dialoghi, che nonostante risentano degli anni in cui sono stati scritti (...anni di che poi? quelli sono anche gli anni di Watchmen), sono abbastanza coerenti con le location della storia, molto poliziesco con ciambella e caffè lungo, insomma.
Ma che per tante superficialità non merita di essere tenuta in considerazione. Non a quel prezzo comunque.

Deludente anche il ritorno del Mangia-peccati, seconda parte del volume , in cui l'autore rifacendosi alla cara vecchia schizofrenia, ci reintroduce l'alter ego sdoppiato dal killer, ridotto stavolta ad una voce nella testa, purtroppo anche in questo caso potenzialità delle soluzioni scelte sono inversamente proporzionali ai risultati ottenuti, del ritorno del Mangia-peccati si salvano solo le matite di Sal Buscema, artista che per un certo periodo di tempo ha stupendamente curato la testata di spidey,  e, nel mio caso, attuendo la mia nostalgia per lo spigoloso Ron Frenz.


Voto finale: evitate se potete, e se proprio volete leggere di uno psicopatico come si deve in casa Marvel rimediate, la miniserie Foolkiller di Steve Gerber, apparsa anni fa sulle pagine del Punitore Star Comics, violento e delizioso fumetto in cui si assiste al ritorno dell' Insanicida, un vigilante che ammazza secondo un proprio contorto codice morale, miniserie in cui Gerber lavora parecchio sull'aspetto psicologico del personaggio, regalandoci una minisaga ben concepita e decisamente cool e metropolitana, altamente godibile nonostante i disegni a volte troppo sempliciotti di J.J. Birch.
Baci ai pupi.

mercoledì 15 agosto 2012

I fumetti che non dovrebbero mancare nella vostra collezione






…ma anche quelli che potreste tranquillamente evitare.

Questo è uno di quei pezzi che prima o poi tutti i blogger di categoria vi propinano da leggere.
Il fatto è che un articolo del genere è più spinoso di quello che possiate pensare.
Non è affatto un pezzo facile da scrivere, almeno non più, semplicemente per due ragioni, la prima è che come ho detto, ormai lo hanno fatto tutti, e secondo per il fatto che fondamentalmente, checché se ne dica in giro, i fumetti da consigliare sono sempre gli stessi.
Per questo volevo fare qualcosa di diverso, per tenere alta la curiosità del lettore, volevo parlarvi nello stesso momento anche di quello che potreste evitare di prendere nonostante i consigli dell’amico esperto, perché l’amico esperto per esempio, ce lo abbiamo sempre, e ce lo abbiamo tutti, e per tutti non si fa mai li cazzi sua come si dice Roma.

Quindi cominciamo con quello che dovreste aver assolutamente letto , e va da sé che dovreste avere libreria, e magari dovreste sfoggiare strategicamente sul tavolino di fronte al divano nel caso invitiate a cena, a casa, una nerd, con il preciso intento di intortarla.
Ora potrei infilare nel pezzo almeno 4 titoli scontatissimi:
1.      Il ritorno del cavaliere oscuro di Frank Miller.
2.      Watchmen di Alan Moore.
3.      V for vendetta di Alan Moore.
4.      Maus di A. Spiegelman
Queste Graphic Novel, sono il motivo per cui il fumetto ha fatto il balzo di qualità , e si è guadagnato il titolo di nona arte, m incentrare un’ articolo su loro, scappereste da qui a gambe levate.
Una sporca  lista di titoli inflazionati  che ridurrebbe me allo stereotipo di nerd, burbero, con la puzza sotto al naso, ed incapace di riconoscere ad i nuovi autori i meriti che comunque nel frattempo si sono guadagnati, e ridurrebbe il pezzo, ad una lista della spesa già letta e riletta in tutte le salse. Perché diciamolo, non ci vuole davvero nulla a dire: “Come fai a non aver mai letto Watchmen o il premio Pulitzer di Spiegelman? Ma poi c’è davvero qualcuno che non l’ha mai letto?”
Il mio intento è di proporre una top ten con qualcosa di più ricercato, diverso, titoli che magari poggiati abbandonati con falsa trascuratezza in bella vista sul tavolino, come vi dicevo pocanzi vi porteranno a farla miagolare.
Cosa non devo inventarmi per incentivare la lettura.
Perciò teniamoli da parte e citiamone altri, anzi facciamo finta di vivere in un mondo senza Alan Moore, anche se probabilmente, una Terra parallela del genere è sicuramente una terra in cui, i fumetti non esistono più, estinti alla fine degli anni ’80, e dove magari i nazisti hanno vinto la guerra,  o dove i cinepanettoni italiani, non escono solo a Natale ma per tutto l’anno.
Insomma,  proprio un mondo di merda.
Ansia, panico no, non sta in piedi, è una forzatura tremenda, una cazzata enorme è impossibile da digerire come sentirsi dire: “Non sapevo fosse minorenne, né che fosse una mercenaria,figuriamoci, e comunque è la nipote di Mubarak, garantisco io, e fareste meglio a farla uscire per evitare che scoppi una guerra, o peggio che  per rappresaglia, i prezzi degli alberghi laggiù  aumentino spropositamente. Occhio a quello che fate”
E poi in un mondo senza Moore almeno la metà dei titoli che sto per dirvi, non esisterebbero nemmeno loro, quindi, alt, passo indietro, meglio ancora, diamo per scontato che li abbiate già quei 4 titoli, meglio, molto meglio (più rassicurante dello scenario apocalittico - mondo senza Moore).
Che li abbiate già, proprio perché avete letto pezzi simili a questo per anni, ed alla fine avete ceduto, e vi siete conformati a tutti gli altri nerd. In questo caso però giustamente. Bravi
Quindi passiamo oltre, e diciamo che a casa vostra non dovrebbe mancare per esempio:

1.  Il Lobo di Keith Giffen e Simon Bisley : L’ultimo Czarniano, Lobo Paramilitary Special –Sangue a Natale e Lobo è tornato – sono le tre straorindarie miniserie con le quali la DC comics rilanciò l’antieroe in seno alla L.E.G.I.O.N. Miniserie che ne decretarono il successo , trasformando il cacciatore di taglie intergalattico, in una autentica gallina dalle uova d’oro per la casa editrice.  Oltre a queste, io ci metterei anche Infanticidio di K. Giffen, in cui Lobo deve vedersela con la sua stessa prole bastarda, sublime miniserie che Giffen impreziosì con disegni decisamente spettacolosi e psichedelici, e trovate geniali tipo Lil’ Lobo, (o era Lil’ Bo?! ora non ricordo), delle strisce di tre vignette in fondo ad alcune tavole che facevano il verso ai Peanuts di Schultz (DC COMICS)

2. Il Corvo di James O’ Barr: il fumetto da cui è tratto il l’ultimo film di Brandon Lee, è opera dello statunitense James O’Barr che scrisse la miniserie in memoria della fidanzata uccisa in un incidente stradale da un automobilista ubriaco, per parte della trama fu ispirato dalla notizia dell’omicidio di una coppia di fidanzati, uccisi per il  furto di una anello da 20$. Il fumetto al contrario del film (che è poco più di un ridicolo beat’em up privo della poesia dell’opera cartacea), è, nonostante la violenza ed il cinismo di alcuni momenti, decisamente bello, particolarmente curato sulla prosa, ricca di citazioni della poesia decadentista, o della musica di gruppi rock, gran parte dei titoli iniziali dei capitoli per esempio, sono tratti dai testi delle canzoni degli Joy Division. The Crow fu tradotto almeno in una dozzina di lingue, vendette qualche milionata di copie e fu negli anni ’90 un’ icona per la comunità dark dell’epoca, nonchè l’opera di maggior successo sulla scena del fumetto underground, meritatamente anche e soprattutto per le tavole di O’Barr, che includono un delizioso e disordinato insieme di chine, matite ed inchiostri. (CALIBER COMICS)

3. Marshal Law di Pat Mills e Kevin O’ Neill: il papà del filone satira del genere supereroistico, di cui vi ho già abbondantemente parlato qui . (EPIC COMICS)

4. Lega degli straordinari gentlemen di Alan Moore e Kevin O’Neill : specie il secondo volume, in cui il gruppo di avventurieri creato da Moore ispirandosi ai maggiori personaggi della letteratura del tardo ottocento, se la vede con gli alieni de  La Guerra dei mondi. Sublime per i vari risvolti narrativi, per i riferimenti alla letteratura e per lo sviluppo del personaggio di Mr Hyde. (DC COMICS-WILDSTORM)

5. Al tempo di papà di Jiro Taniguchi: malinconico, ed autobiografico manga del maestro giapponese, in cui l’autore riscopre e rivaluta la figura paterna dopo la sua morte, attraverso i ricordi dei familiari. Un vero e proprio romanzo a fumetti, eccellentemente disegnato e stupendamente strappalacrime.
Questo tra l’altro è da tenere sul tavolino di fronte al divano per la famosa cena marpiona con la nerd, la manifesta sensibilità apre molte cosc……porte, porte volevo dire porte, giuro. (SHOGAKUKAN INC.)

6. The Ultimates l’intera run di Mark Millar e  B. Hitch: tra le migliori serie a fumetti degli ultimi dieci anni, per sceneggiatura, per la cura della psicologia dei personaggi,  per i dialoghi, per le tavole stupende e last but no least per il restyle più bello che vi sia mai capitato di leggere per Thor, trasformato in un leader del movimento di protesta no-global. (MARVEL COMICS)

7. Uncle Sam  di Steve Darnall e Alex Ross: gia vi vedo, i nerdacchioni che si sono spinti a leggere fino a qui sicuramente adesso stanno pensando:
“Ma Dai! Come maggiore opera dell’iperrealista del fumetto, Alex Ross, ha scelto Uncle Sam e non Venga il tuo regno o Marvels?”

Apriamo una parentesi, per quel che riguarda Marvels, direi che invece è una di quelle robe che potete evitare di avere, nonostante molti vi dicano di fiondarvi a comprarla. Nonostante questo fumetto, abbia inaugurato un nuovo genere narrativo, con un punto di vista dato da un narratore (in questo caso, il protagonista, Phil Sheldon)  esterno alle vicende, trovo che Marvels, oltre che imbarazzantemente lento, sia solo una masturbazione dedicata ai dinosauri del fumetto, una lettura per quelli che riescono a cogliere (e godono nel farlo) tutte le citazioni grafiche di cui l’opera è satura. Ma la soluzione narrativa può essere piacevole finchè ci sono citazioni da fare, già il secondo capitolo dell’opera è stato meno digeribile, infatti manco mi ricordo come si chiama, e lo stesso si dica per le due serie minori concepite con la stessa tecnica: Code of Honor di Dixon, in cui il narratore è un poliziotto in crisi e la miniserie The wonder years, in cui attraverso gli occhi della piccola Cindy assistiamo alla carriera e alla morte di Wonder Man anzi chiedo scusa  una delle morti di Wonder Man. (MARVEL COMICS)


Uncle Sam al contrario, è un rispettabile fumetto privo di gente con le mutande sopra i pantaloni, in cui attraverso la figura dello Zio Sam, il vero spirito degli Stati Uniti d’America, Darnall e Ross, denunciano il decadimento ed i maggiori errori della cultura americana.
In un impressionante cammino nella storia nera d’america, illustrato da un Alex Ross particolarmente pulito preciso ed ispirato, e narrata da un  Darnall con una prosa graffiante e di grande effetto che rapisce il lettore dalla prima all’ultima pagina. (DC COMICS-VERTGO)

8. Sin City- Un duro addio di Frank Miller: un’opera di Miller non poteva mancare tra le cose da avere in libreria,  e la scelta come per Alan Moore, non è facile, e ricade sul primo capito di Sin City per via dell’innovazione grafica  e della prosa eccellente, un fondamentale capitolo nel cammino dell’autore verso una maturità stilistica innegabile, nonchè una testimonianza della sua versatilità, Sin city è un ibrido, Noir, Hard Boiler, Dark  e Pulp fiction perfettamente fusi, raccontato attraverso tavole in bianco e nero dove la tecnica e la bravura dell’autore ci schiaffeggiano ad ogni pagina.
Tuttavia dalla libreria mi ammiccano anche Give Me Liberty, 300, ed il secondo capitolo di Sin city: Si può anche uccidere per lei, senza contare il suo DareDevil, acerbo ma avveniristico er gli anni di pubblicazione.
Ma una scelta bisogna pur farla se ho deciso di scrivere la mia personalissima Top Ten, e la storia di Marv è tra le più belle Miller abbia mai scritto. (DARK HORSE COMICS)

Da evitare invece, il resto della serie, preso il primo, e se volete il secondo capitolo, il resto dei fumett della città del peccato di Miller sono evitabilissimi, non perché siano brutti, (oddio forse alcuni si, tipo All’Inferno e Ritorno  è bruttissimo) ma perché sono una serializzazione di un successo, la volontà di spremere del succo da un limone che ha dato tutto alle prima limonate, la più buone. Come il Punitore di Garth Ennis, geniale agli inizi ma poi monotono. E già che stiamo parlando di Ennis…

9. Preacher di Garth Ennis e Steve Dillon: Il predicatore dell’autore scozzese, il prete col dono del verbo di Dio, con il potere cioè di far fare al prossimo qualsiasi cosa lui voglia è originale, è una ventata di aria fresca, è geniale, è dissacrante, è sboccato, è violento ma è bellissimo e qualsiasi edizione vogliate comprare, saranno soldi sempre ben spesi. (DC COMICS-VERTIGO)

10. Accidenti ed eccoci arrivati al numero dieci, e mi rendo conto di alcune cose, che questo pezzo mi ha preso la mano, che non vi ho ancora detto un sacco di titoli interessanti e a parte Marvels ed il seguito di Sin City, non vi ho messo in guardia dai pacchi che si nascondo dietro gli annunci “imperdibile” delle case editrici.
Come facciamo? Facciamo che con il numero dieci ve ne dico più d’uno e voi fate finta di niente.
E siccome non voglio chiedere altro alla vostra pazienza, facciamo che vi dico solo i titoli di quelli che mi sono piaciuti talmente tanto, che fosse per me li passerei tutti allo scanner e li posterei on line, per regalarveli, ma non per favorire la pirateria, perché semplicemente credo sia roba che non debba invecchiare sugli scaffali delle librerie o delle fumetterie senza avere la possibilità di emozionarvi. Un appassionato del fumetto credo che non possa augurasi niente di più brutto per un buon fumetto.

10. Il vento tra i salici l’adattamento del romanzo per bambini di K. Grahame dell’illustratore francese Michel Plessix.
10. All Star Superman di G. Morrison e  F. Quitley
10.Come conigli il delizioso, irriverente e satirico quadro del mondo gay di Ralph Koenig.
(Anche questo è da tavolino, leggere Koenig è sinonimo di emancipazione, e l’emancipazione paga sempre, e comunque che abbiate o meno la tipa da smutandare in casa,  l’omofobia è davvero una cosa da stronzi ottusi, quindi buttatevi su Koenig, autore premiatissimo tra l’altro, per un primo passo verso la guarigione.
10. The Yattering and Jack, una incantevole favoletta di natale dai toni horror di C. Barker adattata da Steve Niles ed illustrata dal geniale J. Bolton.
10. Monty la striscia comica di Jim Meddick vero elogio alla cultura nerd.

Basta, vi sitete  rotti lo sento, salutiamoci qui con qualche se lo conosci lo eviti o se volete con qualche strano eppure me ne parlavano un gran bene:
mi verrebe da dirvi di evitare tutta la produzione Marvel per quel che concerne i megaeventi susseguiti a Civil War: e cioè Secret Invasion, Assedio, World war Hulk e Fear It self, che non merita nemmeno il grassetto.
Polpettoni spacciati per primi tagli sapientemente pubblicizzati, anzi sono convinto che Secret Invasion e Fear It Self siano i fumetti in cui i teaser erano più belli del fumetto stesso.


 The Brightest Day di G. Johns, mega eventone della DC Comics confusionario e noioso, nato fondamentalmente per restituire ai lettori supereroi deceduti in passato, parentesi evitabilissima non solo da voi ma anche dagli autori stessi, visto che nemmeno un anno dopo si sono trovati ad azzerare di nuovo la continuity del cosmo DC con il famoso reboot.
L'ultima xenofoba, razzista fatica di Frank Miller, Holy Terror, un omaggio al cattivo gusto, graphic novel destinata al cavaliere oscuro, ma bocciata persino dalle alte sfere DC nonostante il curriculum dell'autore.
Gli Ultimates Avengers di Mark Millar, noiosi anche per il mercato blockbuster.
No basta ho scritto troppo!!
Baci ai pupi.